Il Pd prigioniero grillino in un paese senza alternative

Più ci ostiniamo a rinviare le scelte difficili necessarie a fermare la curva dei contagi, più saremo costretti a prenderne di ancora più dure, quando però sarà comunque troppo tardi per evitare il peggio, e avremo così maggiori sofferenze e maggiori perdite al prezzo di più lunghi e più dolorosi sacrifici. Il commento di Francesco Cundari su Linkiesta.

I rischi per il Paese. Un governo indeciso su tutto

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Le convulsioni del Pd con pacco-regalo a Di Maio

Non è facile spiegare per quale ragione, dopo avere votato contro in Parlamento per tre volte consecutive e dopo avere votato una quarta volta a favore in cambio di «correttivi» che non sono mai arrivati, il Partito democratico si appresti ora a votare Sì anche al referendum, approvando definitivamente una riforma costituzionale – chiamiamola così – che fino all’anno scorso condannava come un inaccettabile sfregio alle istituzioni democratiche. (...) C’è ad esempio il sì «lungimirante» di Nicola Zingaretti, che invita saggiamente a guardare lontano. (...) E c'è il sì «dinamico» del sottosegretario all'Ambiente Roberto Morassut, secondo il quale il Sì del Pd «non è lo stesso Sì di Di Maio o di altri», perché «intende essere un propellente per fare una buona riforma elettorale che non riduca la rappresentanza dei territori e delle province e che riapra la partita di una riforma costituzionale che superi il bicameralismo perfetto». In altre parole, un Sì talmente dinamico da essere praticamente un No. E se siete così poco dinamici da non capire la differenza tra un Sì e l'altro, evidentemente vi sfugge che quel che conta non è il voto. «Quel che conta – argomenta Morassut sul suo profilo Facebook – è come stai nella società per motivare giorno per giorno i tuoi No o i tuoi Sì che un referendum necessariamente livella e omologa». (...) C'è Dario Franceschini, secondo il quale il Sì al referendum «non è un punto di arrivo», ma «deve essere il punto di partenza per riforme più larghe». Da uomo politico navigato, il ministro della Cultura sa che nelle occasioni solenni bisogna sempre puntare sul classico. E più classico di così si muore. Il commento di Francesco Cundari su Linkiesta.

Zingaretti fa un grande regalo al M5S

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Il M5S ed i provvedimenti populisti

Se un turista vi raccontasse di essere stato raggirato da una banda di truffatori che avevano promesso di vendergli la fontana di Trevi, e che solo dopo avere intascato i soldi hanno ammesso candidamente di non averla mai posseduta, potreste reagire in diversi modi. Il modo che oggi va per la maggiore in Italia è dire: «Beh, però sono maturati». Fuor di metafora, il fatto che una volta al governo il Movimento 5 stelle abbia abbandonato molte delle più estreme scelleratezze alimentate e diffuse quando era all’opposizione, dalle campagne No vax a quelle No euro, non dimostra che siano maturati, ma solamente che l’hanno fatta franca. Se e quanto siano maturati lo vedremo, semmai, quando torneranno all’opposizione: quando sarà un governo diverso dal loro a raccomandare vaccinazioni di massa e app per il tracciamento, o a rivendicare questo o quell’accordo raggiunto con l’Unione europea. Allora vedremo, per esempio, se esprimeranno la sincera preoccupazione cui dà voce oggi il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, a proposito della scarsa diffusione di Immuni, o se grideranno al complotto del governo per schiavizzare il popolo italiano a forza di app-spia, vaccini e scie chimiche. Il commento di Francesco Cundari su Linkiesta.

I Cinquestelle l'anello debole di questo governo

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