Il Belpaese si trova in un vicolo cieco
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Se da vent’anni, suggerisce il prof. Ernesto Galli Della Loggia con un editoriale sul Corriere della Sera, l’assetto politico italiano non trova pace, sentendosi periodicamente insidiato dall’antipolitica, dal populismo, dal giustizialismo - con i vari schieramenti politici che di volta in volta incarnano uno dei tre - una ragione di fondo c’è. Ed è che tutte e tre quelle patologie sono nel Dna stesso della Seconda Repubblica: costituiscono una sorta di suo peccato originale. Tra il 1992 e il 1994 - non bisogna mai dimenticarlo - la Seconda Repubblica è nata infatti fuori e contro la politica. Violando in molti modi l’insieme di regole e di prassi che fino allora la democrazia italiana aveva più o meno sempre rispettato, e al tempo stesso, però, non essendo capace di darsi regole davvero nuove. Proprio per questo essa è restata in certo senso prigioniera delle modalità della sua nascita: condannata a ripercorrerle periodicamente. Dunque a doversela vedere periodicamente con l’antipolitica, con il populismo, con il giustizialismo.
Se cresce l'antipolitica è per la scomparsa della buona politica