Le ricette economiche dell'Europa non convincono

Non c'è pace per l'economia mondiale e diventa difficile discernere, nella nebbia del ciclo, il ruolo dei fattori strutturali, congiunturali e politico-militari.
L'analisi deve partire dagli Stati Uniti, e non solo perché sono tuttora - ma di poco - la più grossa economia del mondo. E in Europa? C'è, se pure su scala più modesta rispetto all'Italia, la stessa discrasia fra indicatori di fiducia e indicatori reali. Ma recentemente - e in questo caso la spiegazione è più geopolitica che economica - anche gli indicatori di fiducia mostrano segni di ripensamento. Segni specialmente evidenti in Germania, più vicina e più esposta alle preoccupanti vicende in Ucraina.
In conclusione, l'economia internazionale sta subendo i contraccolpi delle tensioni: fra rumor di sciabole e conflitti sanguinosi, l'economia segna il passo, anche se i fattori di crescita rimangono intatti. L'Italia - che il passo lo segna da molti anni - potrà vedere una vera ripresa solo se il resto del mondo riprende il cammino. Così Fabrizio Galimberti su Il Sole 24 Ore. 

Gli Usa crescono, l'Europa ha il passo del gambero, arretra

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L'Europa deve puntare sulla ripresa della sua depressa economia

Matteo Renzi può nel confrontarsi con gli altri ammaccati leader europei legittimamente insistere che i futuri investimenti pubblici, specie se intesi a migliorare la produttività, devono essere, almeno in parte, esclusi dai tetti alla spesa. Anche perché, secondo gli indicatori costruiti dalla Commissione Europea, la sostenibilità del debito pubblico italiano è tra le migliori. Così l'economista Mario Deaglio, su La Stampa. 

La politica europea deve essere espansiva

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