L'Italia non sa attrarre gli investimenti stranieri

Chi decide di investire in Italia lo fa con grandissima cautela e in modo molto opportunistico, insomma a caccia di saldi. Come hanno fatto i grandi fondi americani Blackstone e BlackRock. Quest'ultimo controlla l'1,5% del totale della capitale delle società quotate italiane ed è quindi il primo investitore di Piazza Affari, ma da noi ha investito molto meno che altrove in Europa. Il motivo è chiaramente espresso dal Sovereign Risk Index, l'indice del rischio-Paese che Blackrock ha pubblicato a luglio: su un totale di 50 nazioni prese in considerazione, l'Italia è al 44esimo posto. Davanti solo ad Argentina, Portogallo, Ucraina, Egitto, Venezuela e Grecia.

Italia, venti anni di occasioni perdute

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La batosta che Matteo non si aspettava

Che il Pil sia ulteriormente sceso non era previsto da nessuno. Temuto sì, ma non previsto. Ovvio che i gufi aspettassero al varco il dato Istat sulla crescita del prodotto nazionale per il secondo trimestre per incastrare un premier un po’ troppo furbetto e che un giorno sì e l’altro pure lasciava capire che la situazione economica dell’Italia era perfettamente sotto controllo e che a fine anno gli indici avrebbero dato ragione a lui ed al superministro Padoan. Putroppo i gufi erano annidati a Palazzo Chigi. Se Renzi, insieme al sodale Padoan, non volta pagina, i triste destino del Bel Paese è già bello e segnato. In previsione un autunno caldo, con i sindacati sulle barricate ed elezioni nella prossima primavera e non è affatto detto che a stravincerle sarà il partito democratico. Intanto continuiamo a baloccarci sulle riforme del Senato e della legge elettorale, considerando che siano la panace di tutti  mali italiani. Non è così. Da mesi non si parla d’altro. La situazione economica è nuovamente sull’orlo del precipizio e bisogna reagire immediatamente. Occorre affrontare di petto il nodo della riduzione dell’elevatissima pressione fiscale, non più tollerabile. Risponde a verità che le tasse le pagano i soliti noti (lavoratori dipendenti e pensionati), che l’evasione fiscale ha raggiunto vette assurde (c’è chi quantifica in oltre 150 miliardi il gettito che sfugge al Fisco), che il costo della corruzione supera ormai i 60 miliardi di euro l’anno, che il fatturato della Malavita SpA (completamente esentasse) ha raggiunto 1 136 miliardi di euro, e che appare necessaria una svolta. E’ anni che ci si crogiola in dibattiti che non risolvono i problemi. Sarebbe opportuno che il premier impostasse una legge di stabilità in cui al centro inserisse l’obiettivo di una drastica riduzione del peso dello Stato con diminuzione immediata del prelievo fiscale su tutti i redditi, aderendo magari alla richiesta della Lega Nord che ha proposto un’aliquota fissa del 20% che potrebbe permettere a chi evade (e si sa che sono tanti, tra imprenditori e liberi professionisti, commercianti e artigiani, perché negarlo?) di mettersi in sintonia con una nuova stagione di fedeltà fiscale. Renzi imiti Reagan degli anni Ottanta. Questo per un periodo di 5 anni. Dopo si cambierà registro. L’Italia è con l’acqua alla gola. Il paese non ce la fa più. E la prima mossa spetta al governo. Si è in piena emergenza. E quest’emergenza dura da oltre 7 lunghi anni. Ne è passata di acqua sotto i ponti: governo Berlusconi-Tremonti, governo Monti-Grilli, governo Letta-Saccomanni e, oggi, governo Renzi-Padoan. Qualcosa non funziona in questo martoriato paese. Chi dirige il concerto a Palazzo Chigi è Matteo Renzi. Tocca a lui ammettere il segno di un fallimento della sua proposta poitico-programmatica (l’Enrico stai sereno deve diventare un Matteo stai sereno…) e finalmente cambiare registro, e anche (perché no?) alcuni musicisti della sua orchestra. Il paese gliene sarà grato.

Marco Ilapi

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