Crollo banche, i risparmiatori non si fidano più

la Consob per quanto riguarda il controllo sull’informazione agli investitori, la Banca d’Italia per ciò che concerne il controllo sulla governance degli istituti di credito. La Consob, per esempio, si limita a richiedere che le banche inviino ai loro clienti informazioni dettagliate, non importa se illeggibili, soprattutto dai piccoli investitori. Diceva il grande economista Rudiger Dornbusch: «Scrivere non basta: bisogna entrare nelle banche ad “annusarle”». Quanti ispettori della Consob si sono presentati come innocui e sprovveduti investitori per vedere quali titoli venivano loro proposti? La Banca d’Italia ha commissariato Banca Marche il 30 agosto del 2013 perché il patrimonio era sceso sotto il limite legale e nessun socio era disposto a sottoscrivere il capitale necessario per rimettere in piedi la banca (circa 400 milioni di euro). L'editoriale degli economisti Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera.

Crack banche, gli errori di Bankitalia e Consob

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Crisi banche, colpire chi ha sbagliato

Accusare l'intero sistema bancario italiano di aver creato una sorta di far west nel mercato del credito non solo è pericoloso, ma è soprattutto fuorviante. Come è fuorviante affermare che le nuove regole sui salvataggi bancari siano solo un regalo ai banchieri. Durante la crisi le banche sono state salvate in Europa e negli Stati Uniti con il denaro e le garanzie degli Stati, e quindi dei contribuenti. L'editoriale di Alessandro Plateroti su Il Sole 24 Ore.

Salva-banche, urgono sanzioni per i responsabili delle truffe

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Renzi salva quattro banche a spese dei risparmiatori

Tutti i giornali italiani mettono in evidenza che il salvataggio di Banca Etruria, Banca delle Marche, CariChieti e Cassa di Risparmio di Ferrara, non ha comportato una perdita per i risparmiatori o generato contributi di denaro pubblico. Ma è davvero proprio così?

Gli eventi ci hanno già fornito una risposta secca.

In queste ore il Governo sta cercando di emanare un decreto che, non contrasti con le norme europee in materia di bail–in , e che vada incontro a coloro che hanno perso (!) i loro risparmi nelle obbligazioni strutturate. Per gli azionisti non c'e' speranza in quanto hanno investito in titoli azionari e anche per chi non ne sa nulla, questi sono molto rischiosi. Non e' vero che i risparmiatori non hanno perso i loro risparmi! La verità vera è che azionisti e obbligazionisti subordinati, hanno PERSO i loro risparmi in quanto il loro valore e' stato azzerato.

Il ministro del Tesoro Padoan sta parlando di “misure umanitarie” per chi ha perso i soldi. Vedremo cosa faranno, nel frattempo danno l'impressione di fare qualcosa. Quando il clamore si sarà placato non faranno nulla. Nella triste vicenda Alitalia, con i cosiddetti  Mengozzi-bond, il Governo, presieduto da Silvio Berlusconi dichiarò:  “nessuno perderà i suoi soldi”. Non si ha evidenza di rimborsi alla pari per obbligazionisti e, men che mai, per gli azionisti.

A questo punto, a mio parere, si dovrebbe valutare se e' giusto o meno andare incontro a coloro che hanno investito in azioni e obbligazioni di una banca e hanno perso i loro risparmi. Mi chiedo perché la stessa attenzione non avviene a chi ha perso i soldi in altre vicende, es. Seat PG. Avendo un trattamento di “riguardo” per chi investe nelle banche si crea una distorsione nella raccolta del denaro tra soggetti privati, più tutelati - es. le banche -, e meno tutelati, tutte le aziende che si rivolgono al mercato per finanziare i loro progetti. Questa distorsione ora sta scomparendo in quanto anche chi investe nelle banche può perdere i suoi risparmi.

Se mi e' concesso un consiglio, non richiesto, ma che mi ha guidato nel corso degli anni della mia professione, é che il risparmiatore non deve detenere titoli, azioni e/o obbligazioni, in maniera  diretta, non deve avere neanche il dossier titoli. Oggi deve andare in banca e vendere tutti i titoli presenti nel suo dossier senza ascoltare le parole rassicuranti dell'addetto allo sportello; addetto che non può dire che i titoli sono rischiosi soprattutto se li ha venduti lui e se sono della banca per la quale lavora. Occorre vendere senza esitazione le obbligazioni delle banche perché se i risparmiatori, finalmente, prendono coscienza dei rischi che corrono ed iniziano a vendere in maniera massiccia le banche si troveranno in seria difficoltà: queste oltre ai circa 200 mld di sofferenze  dovranno far fronte a smobilizzi di obbligazioni per circa 60 – 100 mld. di euro. E allora chi prima avrà venduto prima si sarà salvato. Vendere e… senza esitazione!

Domenico Andreoletti,  consulente finanziario in provincia di Bergamo, 9 dicembre 2015

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