Renzi punta i piedi per maggiore flessibilità

Il premier Renzi ha cominciato ad alzare la voce e a opporsi: sì ai fondi destinati alla Turchia per affrontare l’emergenza immigrati, ma solo a patto che non gravino sui bilanci nazionali; no alle norme sul bail-in, tutte da rivedere; no a troppo rigidi parametri di bilancio. Non sono argomenti scelti a caso, perché proprio su questi l’Europa ha brillato per “due pesi e due misure”: alla Turchia sono stati concessi rimborsi spese per gli immigrati a noi negati; le banche francesi e tedesche, subito prima del varo del bail-in, sono state aiutate dai rispettivi Stati; e in quanto ai vincoli di bilancio, la Francia li vìola senza tanti complimenti. L'editoriale di Roberto Manfellotto sul Messaggero Veneto.

I vincoli di bilancio Ue sono stupidi

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Attenti all'exploit del M5S

Da molti anni e per molti anni, fino a ieri, il M5s è apparso un partito personalizzato. Anzi, quasi "personale". Perché fondato da Grillo e su Grillo. Legalmente titolare del marchio. Specchio e amplificatore di un MoVimento, peraltro, frammentato e disperso. Beppe Grillo: gli ha dato visibilità e, anzitutto, unità. Ne è stato il volto, la voce. E, insieme a Roberto Casaleggio, lo stratega. Fino a ieri. Ma, oggi, molto è cambiato. Certo, fra gli elettori, Beppe Grillo resta il più popolare, il più "amato". E non potrebbe essere diversamente. Perché è ancora lui l'attore  -  politico e non solo  -  protagonista. Ma altri leader crescono, intorno a lui. Per quanto popolare, anzi: il più popolare, dentro e fuori il M5s, infatti, Beppe Grillo, non è più il "leader preferito". Le indicazioni (spontanee) degli elettori del M5s, infatti, mostrano al proposito un cambiamento profondo, nel corso del tempo (sondaggi Demos). Nel marzo 2013, all'indomani del voto, c'era, effettivamente, solo Grillo (77%). Intorno a lui: nessuno. Ma, oggi, solo il 10% degli elettori pentastellati lo vorrebbe leader. Mentre la scelta di gran lunga più condivisa si orienta su Luigi Di Maio. Perfino Alessandro Di Battista ottiene un sostegno  -  leggermente  -  più ampio: 13%.
L'editoriale di Ilvo Diamanti su la Repubblica.

Il M5S cambia pelle, è pronto per governare

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Renzi sta spaccando il suo partito

Al primo posto nella lista dei guai del Pd di Renzi, c’è Renzi medesimo. Quello che da un anno a questa parte è impegnatissimo ad applicare nei fatti l’antica regola del divide et impera, che negli anni 70 un candidato repubblicano alla Casa Bianca così traduceva: “Spacchiamo il paese e prendiamoci il pezzo più grosso”. Solo che allo statista di Rignano qualcosa non sta andando nel verso giusto: stando ai sondaggi, infatti, la forbice dei consensi tra i Democratici e i 5Stelle si va restringendo tanto che dalle simulazioni di un eventuale ballottaggio con l’Italicum, emerge che il movimento di Grillo potrebbe non partire sfavorito. Ma il punto vero è il progressivo sfarinamento del blocco sociale intorno al Pdche risultò vincente alle Europee di un anno e mezzo fa. La lista degli scontenti si allunga ogni giorno di più. L'editoriale di Antonio Padellaro su Il Fatto Quotidiano.

Pd, c'è Renzi e poi il vuoto intorno

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