Ci vuole un'Europa più pragmatica

Il Pil della Ue crescerà dell’1,9% nel 2015 al 2,1% del 2017 con una crescita media annua inferiore a quella Usa di quasi 0,8 punti percentuli che aggrava i nostri ritardi degli anni precedenti. Se l’“accelerazione” Ue continua dello 0,1 annuo ci vorrebbero 8 anni a raggiungere il tasso di crescita Usa. Un tasso di disoccupazione Ue tra i 4 e i 5 punti più alto di quello Usa è altrettanto grave. La Ue ha poi un deficit su Pil che dal 2015 al 2017 scende dal 2,5% all’1,6% e un debito pubblico sul Pil che passa da 87,8% a 85,8%. Gli Usa (arrivando da livelli ben più alti) passano nel triennio dal 3,8% al 3,3% del deficit sul Pil e dal 104,8% al 105,8% del debito sul Pil. Dunque gli Usa, con pragmatismo, hanno scambiato più deficit e debito con meno disoccupazione e più crescita. Per questo (e altro) le istituzioni Ue, che non hanno gestito bene la crisi, dovrebbero adesso riscattarsi nel gestire bene la ripresa. L'editoriale di Alberto Quadrio Curzio su Il Sole 24 Ore.

Quest'Europa si vuole dare la zappa sui piedi

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Le banche piangono per i crediti incagliati

Le banche italiane sono tra le meno efficienti in Europa perché hanno troppi sporti e troppi dipendenti. “In un paese come l’Italia dove la mole dei prestiti bancari è pari alla cifra mostre del 53% per cento del Pil (molto più di Francia e Germania) e rappresenta il 40% delle passività finanziarie complessive (gli Usa sono al 15% e la Francia al 23%), tutto si tiene”, continua un banchiere. Per questo senza tracciare il quadro precario del nostro sistema bancario si capirebbe poco di questa recessione infinita e soprattutto di questa rottamazione ormai necessaria, avviata dal governo Renzi ma sospinta ben più in alto dai tavoli che contano a Bruxelles e a Francoforte. Un editoriale di Marco Alfieri sul sito www.huffinghtonpost.it.

Banche, è allarme rosso sofferenze

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