Accordo con la Grecia, è ancora buio fitto

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Tsipras è ormai considerato inaffidabile e ostile, in un negoziato che espone per la prima volta in modo eclatante i limiti della politica nazionale di fronte all'interdipendenza europea. Perfino gli istituti democratici perdono senso e diventano pura propaganda se non tengono conto del contesto europeo: il referendum convocato a sorpresa da Tsipras chiederà ai greci di aderire o bocciare una proposta che non esiste più perché l'eurogruppo l'ha ritirata tre giorni fa. Questo a Bruxelles non è considerato dare voce al popolo, ma al populismo. Il linguaggio d'altronde è così conflittuale e la fiducia così consumata che lo spirito che comanda le trattative non è più nemmeno la prosaica convenienza. Non è più neppure un problema di ideologia, cioè di attaccamento ai legittimi principi di una sinistra radicale che si contrappone alle logiche o alle retoriche sull'efficiente funzionamento di un'economia avanzata. Un articolo di Carlo Bastasin su Il Sole 24 Ore.

Cara Ue, quanti errori con Atene!

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La guerra di Tsipras versus Fmi

In cambio di che cosa Tsipras si è visto offrire una nuova quota di aiuti da parte di un Fondo monetario internazionale di cui dimentica volentieri che, ancor prima di essere una pompa di finanze nello stile di Alfred Jarry e a sua unica disposizione, trattasi di un fondo preposto ad aiutare anche il Bangladesh, l'Ucraina e i Paesi africani travagliati dalla povertà, dalla guerra, e da un cambio penalizzante - e a garantire inoltre una ristrutturazione della restituzione dei prestiti contratti da questi Paesi prima del 2011, anche se, come tutti sanno, questi debiti non saranno in realtà mai rimborsati. Forse la signora Lagarde, lo spauracchio di Tsipras assieme alla signora Merkel si è dimostrata poco abile nella comunicazione. Un articolo di Bernard-Henry Levy.

Referendum, l'azzardo di Atene

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