La marcia sulle chiese

L’idea che il fascismo sia in primo luogo una cosa scema è molto radicata nelle élites democratiche del mondo intero. E non è detto che un giudizio, perché elitario, sia perciò stesso sbagliato. Gadda, che di sinistra non fu mai, vedeva in Mussolini, in senso stretto, il cazzone (a Genova belinone, in Sicilia minchione, in Toscana gran bischero), ovvero il maschio vanaglorioso e fallocratico al quale soggiace, scema a sua volta, la folla sedotta. Questa idea del fascismo prima di tutto scemo (etimologicamente: mezzo vuoto di intelligenza) emerge con evidenza direi scientifica nell’incredibile idea, professata da fascisti di diverse parrocchie, nere e verdi, di riaprire le chiese per Pasqua; come se la loro chiusura fosse un oltraggio alla religione e non una misura sanitaria salvavita. C’è un dato decisivo, a questo proposito: i sedicimila morti al Centronord e i mille al Centrosud hanno, fin qui, una sola spiegazione logica. Che il Centrosud è stato blindato in casa per tempo, il Centronord con un paio di settimane (almeno) di ritardo. Che altro? Anche qualche scemo di sinistra (ce ne sono parecchi) ha discettato e ancora discetta sui reconditi scopi antidemocratici della clausura. Ma per fortuna non chiede la riapertura delle bocciofile e dei tornei di scopa d’assi. Perché mai, dunque, gli scemi di destra pretendono che la fede debba avere necessariamente la forma di un’adunata? Che senso ha sorpassare (a destra) gli addetti ai lavori, ovvero le gerarchie ecclesiastiche che neanche si sognano di riaprire le chiese? Ma quanto scemo deve essere un politico che pretende di insegnare al Papa che cosa è una messa, e alla scienza che cosa è la salute pubblica?

Michele Serra – la Repubblica – 9 aprile 2020

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Newsletter

. . . .