Bce e Bundesbank ai ferri corti
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Ironia della sorte, è bene ricordare che se c’è un Paese che ha avuto più benefici degli altri dal quantitative easing e dagli altri meccanismi di acquisto titoli promossi dalla Bce questo è proprio la Germania. Certo, le manovre hanno sul breve e medio periodo abbassato gli spread favorendo i Paesi periferici e mediterranei come l’Italia ma, in seguito, da un lato hanno frenato Berlino dall’applicazione della linea suicida dell’austerità a tutti i costi e dall’altro, svalutando l’euro sui mercati, ne hanno valorizzato il potenziale di Paese esportatore. Proprio l’assenza di una reale discontinuità a livello sistemico, che la politica monetaria da sola non può in alcun modo creare, è stata la principale debolezza della fase di risposta alla crisi. In cui la centralità della Germania e del blocco nordico dell’Ue è stata decisamente rafforzata dall’aumento del surplus commerciale e dall’asimmetria con cui i Paesi meridionali dell’Unione vedevano svilupparsi la loro anemica ripresa economica rispetto alla stabilizzazione delle finanze pubbliche. Il commento di Andrea Muratore su il Giornale.