Bce e Bundesbank ai ferri corti

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Ironia della sorte, è bene ricordare che se c’è un Paese che ha avuto più benefici degli altri dal quantitative easing e dagli altri meccanismi di acquisto titoli promossi dalla Bce questo è proprio la Germania. Certo, le manovre hanno sul breve e medio periodo abbassato gli spread favorendo i Paesi periferici e mediterranei come l’Italia ma, in seguito, da un lato hanno frenato Berlino dall’applicazione della linea suicida dell’austerità a tutti i costi e dall’altro, svalutando l’euro sui mercati, ne hanno valorizzato il potenziale di Paese esportatore. Proprio l’assenza di una reale discontinuità a livello sistemico, che la politica monetaria da sola non può in alcun modo creare, è stata la principale debolezza della fase di risposta alla crisi. In cui la centralità della Germania e del blocco nordico dell’Ue è stata decisamente rafforzata dall’aumento del surplus commerciale e dall’asimmetria con cui i Paesi meridionali dell’Unione vedevano svilupparsi la loro anemica ripresa economica rispetto alla stabilizzazione delle finanze pubbliche. Il commento di Andrea Muratore su il Giornale.

E se sia Angela Merkel ad abbandonare l'Unione Europea?

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Quella guerra tra Merkel-Macron e i Paesi del Nord Europa

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Ci voleva probabilmente una pandemia per far comprendere ai vertici della politica tedesca che il MES – Meccanismo Europeo di Stabilità, concepito in altri tempi e con rigore ideologico neoliberista, non poteva essere lo strumento adatto a fronteggiare le sfide poste da un cataclisma sociale ed economico di vasta portata, quello frutto del Covid-19. Così anche Angela Merkel è stata costretta ad ammettere nel presentare l'accordo sul Recovery Fund proposto dall'"aquila bicipite" franco-tedesca, che lo Stato nazione non ha futuro. dopo qualche tempo è tornata a farsi sentire indirizzando le linee di un'Unione Europea seriamente a rischio di deragliare per la rigidità dei cosiddetti "falchi", i Paesi austeristi del nord (Svezia, Danimarca e Olanda in primis), sulle misure di contrasto alle conseguenze socio-economiche della pandemia. Il commento di Cristiano Puglisi su il Giornale.

L'introduzione del Recovery fund non piace ai Paesi del Nord

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L'Europa nell'angolo, Germania e Francia reagiscono

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Al di là del caso italiano, in tutta Europa si è consolidata l’impressione di una sostanziale disunione, rafforzata dal balletto delle dichiarazioni che hanno accompagnato le trattative sul piano per la ripresa. Ora diversi indizi lasciano pensare che, al contrario di quanto è accaduto in passato, le istituzioni europee stiano mettendo a punto una risposta adeguata alla crisi che ha investito il nostro continente. Le iniziative assunte nel corso delle ultime settimane dal Consiglio, dalla Commissione e dalla Banca Centrale Europea sono senza precedenti, sia in termini di rapidità che di dimensione. L’intesa raggiunta da Germania e Francia apre la strada a ulteriori, positivi, sviluppi. Il commento di Giuliano Da Empoli su Linkiesta.

La disunione europea

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