Le nostre anime di notte

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Abbiamo ascoltato una storia. I narratori, Addie e Louis, “si muovevano” in  punta di piedi per far percepire a noi spettatori,  il ritmo  di un tempo che ha bisogno degli strumenti di un alchimista per dosare le quantità di gentilezza, empatia, dolore, vecchi ricordi e belle esperienze  che consentano a  un’anima di sollevarsi dalla  fatica del quotidiano quando ormai la vita si tinge dei colori del tramonto. Parole meditate, attente, ma non timorose, come piccoli passi verso l’altro. Si cercavano  risposte capaci di  mitigare un sentimento toccante: la solitudine.

Nello scorrere degli anni il Tempo tira i fili che legano gli uomini come marionette alla Terra, a volte si fa aiutare da altri, anch’essi esseri umani, nell’assottigliare quelle corde che diventano lentamente fili di seta che si spezzano poi con poco. Lentamente … La poesia della vita è la vita. Esseri leggeri noi, dentro un immenso universo, soli, ancora più soli quando chi o quello che amiamo si “eclissa”. Rimaniamo senza un sole che ci scaldi E ci sentiamo smarriti dentro una vastità che si perde nella notte. La notte. Il sipario si apre su quel tempo.

Lella Costa e Elia Schilton hanno saputo con parole cadenzate, quasi come poesia, nella rappresentazione teatrale andata in scena il 28 e il 29 marzo al Teatro Comunale Città di Vicenza, restituire a un numerosissimo pubblico entusiasta, la fragilità dell’essere umano e la sua solitudine.  Con spontaneità, con grande amorevolezza un’anima cerca quando il suo percorso di vita si accorcia, ma non tutto è perduto, qualcuno che l’ascolti e si faccia ascoltare. Lella Costa lo ha fatto con estrema eleganza e semplicità consegnandoci su un piatto d’argento il vissuto di una donna che si mostra con delicatezza nel suo bisogno di vicinanza e di desiderio di amicizia. Elia Schilton, professore in pensione e amante della poesia, da lei invitato a trascorrere quel tempo che non si riesce a riempire, e dove la solitudine e i ricordi pesano, è una figura lieve e delicata, la nota accordata a quella che Lella suona per prima nel suo discorso iniziale.

Le nostre anime di notte, tratto dall’omonimo romanzo di Kent Haruf, e con la regia di Serena Sinigaglia ha come protagonisti Lella Costa che veste i panni di Addie e Elia Schilton che indossa quelli di Louis. Entrambi vedovi ultrasettantenni, sono vicini di casa. Si conoscono, ma non si frequentano fino a quando Addie non chiede a Louis di andare a dormire da lei, alla sera, per condividere con lui quell’intimità notturna che si nutre di confidenze prima di cedere al sonno. Si scoprono affini come i sentimenti di amicizia e affetto che li fanno stare bene.

Le loro voci sono morbide e fanno da contrasto al mondo intorno a loro che urla e non capisce. Un sogno romantico? Qualche conoscente incontrato ironizza sulle prestazioni di Louis. A Addie non interessa più cosa pensa la gente. A questo punto, non conta. Si guardano.  Ma li fuori, le cose si complicano e sarà suo figlio, nella sua arroganza, a impedirle di essere felice. Lontana da Louis, dopo tante notti passate a parlare … e a abbracciarsi, vi è la scelta del figlio, dopo una caduta che la conduce in ospedale, di farla vivere in una casa per anziani. Gli spazi si allargano fra Addie e Louis, le barriere innalzate da altri esseri umani li allontanano. I loro affetti comuni: il nipote di Addie, il cane diventano occasione di ricatto per impedire loro  di ritrovare il filo del loro discorso …

Quando il dolore di Addie prorompe, le pareti dell’edificio in cui si trovano si staccano e volano altrove. Ma il filo, questa volta di un telefono, li ritroverà di lì a poco, entrambi attenti, in punta di piedi, a riascoltare le loro voci, a  sentire  e a farci comprendere  il calore di una parola  amica.

Patrizia Lazzarin, 29 marzo 2023

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