Guerra all'Isis, in campo anche la Russia

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Putin è politico fine e stratega dalla visione ampia. Una diversità radicale dai suoi omologhi occidentali, soprattutto dal miope e perennemente indeciso Obama. E ha visto chiaramente nella crisi siriana una grande opportunità per scompaginare i giochi degli equilibri internazionali e dare finalmente al Cremlino quel ruolo determinante nel Mediterraneo cui ha sempre ambito, senza mai ottenerlo né al tempo degli Zar, né al culmine della potenza sovietica. Infatti, prima di muovere le sue truppe, Putin ha tessuto una complessa rete di relazioni con Egitto, Turchia ed Israele in prima fila; una rete destinata a sortire effetti ben oltre i limiti temporali dell’attuale contingenza siriana. Un articolo di Andrea Marcigliano -  su il Giornale.

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Problema Siria-Assad: Obama non può non tener conto del fatto che sono stati gli Usa ad  armare il fronte anti-Assad, ma è improbabile che voglia fare a Putin tutti i regali che il capo del Cremlino si aspetta. In particolare sul negoziato parallelo che dovrà un giorno allontanare Assad, Mosca dovrà impegnarsi più di quanto abbia fatto sin qui. Le relazioni tra Mosca e Washington potranno migliorare, ma uno «scambio» strategico che coinvolga l’Ucraina è poco credibile. Non vedremo nascere all’Onu una improvvisa cordialità russo-americana, come confermano le critiche rivolte da Putin a Obama poche ore prima del loro incontro. Basterà un consenso pragmatico sulla emergenza politica e umanitaria che si pone in Siria, e sulla comune priorità militare di combattere l’Isis. In attesa che lo faccia, almeno in Iraq, anche l’Italia. L'editoriale di Franco Venturini sul Corriere della Sera.

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