Svolta nella lotta contro l'Isis, Putin in campo

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L'Isis accelera la sua campagna stragista, perché vuole ottenere da un lato la rottura sociale e politica con le comunità musulmane moderate all'interno di alcuni Stati che contano (in Occidente ma anche in Russia), e dall'altro un sentimento di rivolta favorevole a un intervento punitivo di terra. Si tratta di una trappola che dovrebbe esserci nota: alla «crociata» si risponderebbe con la «guerra santa», lo scontro diventerebbe globale, i fronti interni occidentali cederebbero. Nelle stanze dei bottoni oggi si discute piuttosto di bombardamenti più massicci e coordinati, di incursioni di truppe speciali, di intelligence da mettere in comune, di curdi e ancora di curdi, forse di qualche dimostrativa bandiera araba. Così l'Isis può essere battuto in Siria come in Iraq, e formule non troppo diverse cominciano ad essere evocate per la Libia. Sarà una prova straordinariamente difficile. E se sarà vittoriosa, Putin avrà vinto due volte. L'editoriale di Franco Venturini sul Corriere della Sera.

Lo zar Putin alla riscossa per salvare l'Europa

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Potrà (o vorrà) Putin aiutare l'Europa?

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Molti occidentale invocano un'alleanza con Vladimir Putin e la parola d’ordine del momento, una delle poche cose su cui tutti paiono essere d’accordo nel caos di notizie, ideologie e prese di posizione del dopo-Parigi. Senza i russi la vittoria sull’Isis è impossibile, sentenziano politici ed esperti, e l’esperienza di Mosca nel combattere l’islamismo più radicale è impagabile. I russi hanno sperimentato tragedie come quella di Parigi anni prima, e la strage al teatro della Dubrovka, con il commando che irrompe nella sala in mezzo a uno spettacolo, sembra aver scritto il copione per il massacro al Bataclan. 

Lotta all'Isis, i rischi per l'Ue di un soccorso russo

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Le sfide degli Stati Uniti

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Tre eventi si stanno sviluppando in aree differenti, ma sono tra loro connessi. E' la potenza militare Usa che garantisce i confini in tutto il mondo. In Medio Oriente, gli Stati Uniti hanno un'imponente presenza navale e area. Nell'Asia orientale, la Marina americana è cresciuta abituandosi a trattare il Pacifico come un “lago americano”, garantendo libertà di navigazione e fornendo rassicurazioni ai suoi alleati. In Europa, infine, la Nato preserva l'integrità territoriale dei suoi Stati membri – e gli Stati Uniti pesano per il 75% della spesa militare dell'Alleanza Atlantica. Le cose, tuttavia, stanno cambiando. L'intervento russo nella guerra civile siriana ha reso evidente la portata effettiva della perdita di controllo in Medio Oriente da parte degli Usa, dopo gli sconvolgimenti della primavera araba e il ritiro delle truppe americane dall'Iraq. Con gli Stati Uniti riluttanti a schierare nuovamente proprie forze di terra in Medio Oriente, Mosca ha individuato un vuoto di potere e si è mossa per riempirlo. Scagliando missili da crociera sulla Siria, i russi hanno persino inscenato un'emulazione beffarda dei precedenti interventi militari Usa nella regione. L'editoriale di Gideon Rachman su Il Sole 24 Ore.

Il declino degli Usa

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