La distinzione tra debito buono e debito cattivo è un concetto che è stato introdotto, e spesso sottolineato, da Mario Draghi nel suo ruolo di presidente della Banca Centrale Europea (BCE) e in altre posizioni istituzionali, con l’intento di spiegare che non tutto il debito pubblico è uguale, e la sua sostenibilità dipende dalle modalità con cui viene utilizzato.
Debito Buono
Il debito buono è quello contratto per investimenti produttivi che generano un ritorno positivo per l’economia nel lungo periodo. È un debito che permette di finanziare progetti strategici che aumentano la crescita economica, migliorano le infrastrutture e potenziano il capitale umano. L’idea alla base del debito buono è che, se il denaro preso in prestito viene utilizzato per aumentare la produttività e la competitività dell’economia, l’investimento si ripagherà da solo nel tempo grazie agli aumenti del PIL, che genereranno entrate fiscali più elevate. In sostanza, il debito buono finanzia progetti che favoriscono la crescita futura.
Esempi di debito buono:
– Investimenti in infrastrutture (autostrade, ferrovie, ponti, aeroporti).
– Educazione e ricerca (università, ricerca scientifica e tecnologica).
– Innovazione tecnologica e digitalizzazione.
– Energia rinnovabile e sostenibilità ambientale.
– Sanità e innovazione medica.
Quando un paese prende in prestito soldi per finanziare tali progetti, il ritorno economico che ne consegue è destinato a ridurre nel tempo il rapporto debito/PIL, migliorando così la sostenibilità del debito.
Debito Cattivo
Il debito cattivo, invece, si riferisce a quello contratto per finanziare spese correnti o consumo immediato che non generano un ritorno economico nel futuro. Questo tipo di debito non è destinato a creare valore per l’economia, e quindi, nel lungo periodo, non contribuisce alla crescita né alla riduzione del debito stesso. Il debito cattivo spesso è legato a sussidi temporanei, spese pubbliche non produttive o interventi a breve termine che non producono un impatto positivo sul futuro economico del paese.
Esempi di debito cattivo:
– Spese per sussidi o assistenza sociale temporanea che non stimolano la crescita.
– Aumento della spesa pubblica non legato a investimenti produttivi.
– Prestiti per finanziare spese correnti senza una prospettiva di ritorno.
– Debito contratto per sostenere politiche fiscali espansive senza riforme strutturali.
Il debito cattivo può aumentare il rischio di insolvenza a lungo termine, poiché non contribuisce a generare un flusso di reddito futuro che possa servire a ripagare il debito stesso.
La Posizione di Mario Draghi
Durante il suo mandato da presidente della BCE e in altre sue dichiarazioni come primo ministro italiano, Mario Draghi ha spesso sottolineato l’importanza di fare una distinzione tra questi due tipi di debito. Ha insistito sul fatto che un paese non dovrebbe essere eccessivamente preoccupato di aumentare il debito se questo è destinato a finanziare investimenti produttivi che favoriscono la crescita futura e il benessere collettivo.
Draghi ha anche ribadito che in momenti di basse tassi di interesse (come quelli che si sono registrati in Europa negli ultimi anni), l’indebitamento per finanziare investimenti pubblici strategici può essere una scelta responsabile. Invece, se il debito viene contratto per finanziare spese correnti non produttive, questo potrebbe mettere a rischio la stabilità fiscale e le finanze pubbliche nel lungo periodo.
Il Ruolo della Politica Economica
La distinzione tra debito buono e cattivo ha delle implicazioni pratiche per le politiche fiscali dei governi. Le politiche di austerità, ad esempio, tendono a ridurre il debito pubblico limitando la spesa pubblica, ma possono penalizzare anche gli investimenti produttivi necessari per stimolare la crescita economica. Al contrario, una politica espansiva, se ben orientata, potrebbe contribuire a migliorare la produttività e l’efficienza dell’economia, favorendo così un debito buono che potrebbe essere sostenibile nel lungo periodo.
In Sintesi
– Debito buono: Contratto per investimenti che generano crescita futura e aumento della produttività, come infrastrutture, ricerca, sanità e energia verde.
– Debito cattivo: Contratto per spese correnti che non portano a un ritorno economico futuro, come spese sociali senza un piano di rientro o aumenti della spesa pubblica senza riforme strutturali.
La distinzione è cruciale per capire come un paese può gestire il proprio debito pubblico in modo sostenibile, in particolare in periodi di bassi tassi di interesse, senza compromettere la propria stabilità finanziaria.
18 marzo 2025