di Antonello Catani
Il tragico equivoco ucraino, ma anche una frode e una farsa, frutto del sempre più
perverso virus NATO e delle paranoiche ossessioni anti-russe americane, non sembra aver
fine. Esso continua infatti a mietere vittime inutili, compresi gli adolescenti ucraini mandati
al fronte. Perché il virus NATO è sempre più perverso? Perché la sua sfrontata retorica tende
a rendere per così dire fisiologica un’istituzione in realtà strumentale al continuato
vassallaggio europeo e alla politica egemonica americana in giro per il mondo. In tal modo,
le reali cause dell’invasione russa, l’ottusa e immotivata espansione della NATO a est, sono
state sommerse da un cumulo di falsificazioni e stravolgimenti.
Le recenti visite del Presidente ucraino a Londra, Parigi e Bruxelles, anch’esse frutto del
suddetto virus, oltre che dalla ridicola teatralità dell’immancabile maglietta verde di un ex-
attore che non parlava ucraino quando fu eletto Presidente, sono caratterizzate da ulteriori
richieste di armi sempre più sofisticate e da velleitarie e demenziali dichiarazioni del tipo
“Noi difendiamo l’Europa.” Il fatto che simili stupidaggini, questa spudorata spazzatura
mediatica sia stata accolta da scroscianti applausi la dice lunga sull’intelligenza dei presunti
leaders europei lì presenti. Del resto, quanto la serietà di Bruxelles sua risibile è fra l’altro
dimostrato dal pudibondo clamore nei confronti di alcuni patetici ladri di galline, ovvero
quei funzionari del Parlamento europeo ora in attesa di giudizio perché accusati di aver
accettato denaro da vari Stati sfruttando la loro influenza comunitaria. Anche se
comprovata, rimane una corruzione da ladri di galline e lontana da crimini ben più gravi.
Guarda caso, coloro che imperterriti hanno sollecitato rovinose e ripetute sanzioni
boomerang nei confronti di Mosca, mettendo in ginocchio l’intera Europa, continuano
infatti impuniti la loro dissennata gestione. Lo stesso vale per coloro che hanno continuato a
propalare il mito di una Russia con mire imperialistiche e a galvanizzare le smanie NATO di
Paesi come la Finlandia, la Svezia, la Polonia, etc.,). Tutti costoro non sono stati rimossi e
sembrano godere di una surreale immunità moral-giuridica, nonostante i disastri causati
dalla loro cieca irresponsabilità e dal loro ottuso servilismo non siano lontanamente
paragonabili alle suddette presunte spicciole corruzioni di alcuni funzionari poco scrupolosi.
Se il tour europeo del presidente ucraino, preceduto da quello americano, è un’ennesima
conferma delle attitudini teatrali del personaggio, rimane inspiegabile come le sue udienze
abbiano benevolmente chiuso gli occhi sull’autoritarismo crescente della dirigenza ucraina,
che ha messo al bando i partiti dell’opposizione e ha minacciato d‘inviare l’esercito nelle
chiese in caso di atteggiamenti filo-russi.
Già questi elementi dovrebbero far riflettere e sollevare dubbi sulle esibizioni euro-
atlantiche di Zelenski, contorniate da quelle fuori ruolo di un istrione di mestiere come Boris
Johnson, che tempo fa si è recato in Ucraina a farsi pubblicità. Non è chiaro chi faccia a gara
per superare il ridicolo. Il sorridente Rishi Sunak e lo stesso nuovo sovrano britannico che
hanno ricevuto con tutti gli onori chi di fatto sta promuovendo una generalizzata guerra con
la Russia sembrano ignorare il fatto.
In realtà, la cosa più surreale è che il suddetto tour e le relative ovazioni sono avvenuti
mentre più a sud, in Turchia e il Siria, milioni di uomini erano stati appena colpiti da una
catastrofe senza precedenti. Mentre dunque il numero dei morti aumentava
vertiginosamente e decine di migliaia di edifici erano ridotti in macerie simili a quelle delle
città tedesche nel 1945 in seguito a selvaggi bombardamenti a tappeto, uno stuolo di
supposti leaders poteva ancora perdere tempo ad ascoltare chi reclamava ancora più armi,
carri armati, aerei e sottomarini! Pretese folli. Non a caso, un veterano americano, l’ex-
colonnello Douglas MacGregor, ha definito Zelenski “uno psicopatico”. La stessa
espressione sempre torva del personaggio conforta l’aggettivo in questione. En passant, il
fatto che fra quelli pronti ad inviare altre armi in Ucraina vi sia una Gran Bretagna appena
divorziata dalla UE, rende i comportamenti di questa nazione ancora più incomprensibili
visto che non vi è neanche un Impero britannico da proteggere dalle zampe dell’orso russo.
Un’altra nazione che vive di miti. Curiosamente, mentre in Francia e in Gran Bretagna
milioni di persone sono in sciopero per la crisi economica e per i tentativi di sollevare l’età
pensionabile, i rispettivi leaders si dichiarano disponibili a nuovo aiuti militari, ovviamente a
spese dei contribuenti.
Ma ritorniamo all’immane catastrofe che ha colpito il sud-est della Turchia e la Siria del
nord. Anche in quest’occasione, si è udito il lessico patetico ad usum populi o degli imbecilli.
In una sua dichiarazione, un funzionario della Casa Binaca ha infatti assicurato che gli Stati
Uniti si stanno consultando con i loro “alleati” e partners” in modo da offrire il più efficace
aiuto alle zone colpite. L’isteria del “nemico” spunta quindi anche in occasione dei
terremoti. La logica del nemico prevale comunque su quella dei milioni di vittime del
terremoto. Gli aiuti promessi alla Turchia sarebbero di 100 milioni di dollari, ma i nuovi fondi
approvati per l’Ucraina sono di circa 2 miliardi di dollari. La differenza è abissale, incongrua e
basterebbe da sola a smentire le vocazioni umanitarie dell’attuale amministrazione di
Washington.
Con la stessa logica, fino a qualche ora fa la Siria sembrava vergognosamente
dimenticata e lasciata a scavare le macerie con le mani dei White Helmets, l’organizzazione
civile siriana che interviene in aiuto dei disastri. A detta di un portavoce della Casa Bianca
(Jack Sullivan), infatti, “appariva in qualche modo inappropriato destinare aiuti a una
nazione sottoposta a un embargo”. Il fatto che adesso sembra che potranno iniziare ad
affluire aiuti anche in Siria non altera sostanzialmente il cinismo di fondo
dell’atteggiamento.
Considerando le gigantesche e ancora non quantificabili rovine umane e materiali
provocate dal terremoto on Turchia e Siria – il sismologo turco Ahmed Ercan prevede
200.000 morti sulla base del numero di edifici crollati – la concomitanza del tour europeo di
Zelenski può essere interpretata tanto come un goffo errore di marketing bellico quanto
anche come un dissimulato tentativo di attirare attenzione e denaro degli Europei prima che
eventuali risorse vengano dirottate verso Turchia e Siria.
In realtà, le conseguenze umane, materiali e anche politiche del terremoto non sono
ancora visibili in tutta la loro magnitudine. Non centinaia di migliaia ma milioni di individui
sono a rischio di fame, freddo ed epidemie. Già tafferugli e bande armate intralciano i
soccorsi senza che tuttavia vi sia una massiccia presenza militare, come avvenne durante il
terremoto del 1999. A livello politico, è ancora impossibile capire se il disastro rafforzerà la
posizione di Erdogan o al contrario ne precipiterà la fine. In quest’ultimo caso, le pantomime
svedesi-finlandesi relative a un ingresso nella famigerata NATO sarebbero ricoperte dal gelo
siberiano di un ulteriore rafforzamento con la Russia. Come dire che il terremoto politico-
umanitario è solo ai suoi inizi e sarà tale da costringere l’Europa, in un modo o nell’altro, a
riversare risorse ed aiuti almeno verso la Turchia, mentre la Siria verrà verosimilmente
aiutata soprattutto da Russia e Iran ma anche da vari Paesi arabi.
Per ritornare quindi al nostro sospetto, nulla vieta di pensare che il commediante
Zelenski abbia organizzato il suo tour col timore di cambiamenti di umori europei a causa
del terremoto turco.
11 marzo 2025