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Esteri

La paranoia anti-russa

di Antonello Catani

        L’isteria europea di marca ucraina non conosce requie.

        In perenne braccetto col nuovo Rasputin, questa volta ucraino ma non meno funesto, vari leaders o pseudo leaders europei sembrano vivere nel XIX secolo e mostrano fino a che punto possano arrivare la nevrosi o la semplice malafede.

       Abbiamo un Macron che afferma con solenne gravità che la Russia è “una minaccia”(sic!) per la Francia e offre magnanimamente all’Europa il suo supposto scudo atomico. I Russi sarebbero infatti “imperialisti” (sic!). Il Premier inglese non è da meno e anche lui offre “Boots (stivali)e aerei” in Ucraina, confortato da molteplici corrucciate opinioni di ex diplomatici (fra cui Ben Wallace e l’ex capo dell’M16) in base alle quali la Russia si prepara ad aggredire l’Europa. L’ineffabile Premier danese Mette Frederiksen sostiene del resto che “la pace non è necessaria°, mentre la grottesca e perennemente sorridente Signora Von Der Leyen afferma che “il destino dell’Ucraina è il destino dell’Europa”. La poco plausibile responsabile esteri della UE, l’Estone Kaja Kallas, si unisce al coro allo stesso modo del probabile nuovo cancellario tedesco, che promette una forte Germania pronta a rintuzzare “l’aggressione russa”.

      Ecco quindi che per compensare l’inatteso disinteresse americano per la salvezza dell’Europa, la suddetta Signora Von Der Leyen ha annunciato un faraonico programma di riarmamenti e anche ulteriori aiuti all’Ucraina per complessivi 800 miliardi dollari. Poiché l’Europa è super indebitata, è chiaro che un simile sontuoso programma presuppone un ulteriore incremento del debito pubblico e un ulteriore appesantimento degli oneri finanziari. Come al solito, i quattrini altrui   – quelli dei cittadini – non costano mai nulla. Si ratta di vedere se i rispettivi Parlamenti nazionali approveranno lo squinternato progetto che, se realizzato, avrebbe due sicure conseguenze: l’aggravarsi della crisi economica europea e l’ulteriore rovina dell’Ucraina, sempre più irretita nell’ottuso e cinico  incitamento a resistere(fino all’ultimo ucraino).

      Insomma, la dilagante isteria russofobica, condita di patetici baci e abbracci col commediante in maglietta verde Zelensky, sempre più tossico e impudente (come è apparso durante il suo colloquio-alterco con Donald Trump a Washington), ha ormai raggiunto livelli inauditi da clinica psichiatrica.

      Tutto suggerisce che la politica non c’entra nulla e che, per interpretare il fiume di frottole, di deformazioni della realtà e di frenesie belliche nei riguardi della Russia, occorre utilizzare altre categorie e soprattutto frugare nel passato.

      Quello che sta ormai emergendo in maniera sempre più chiara e senza infingimenti è né più né meno il mai sopito livore franco-anglosassone nei confronti di tutto ciò che è russo già ben prima di Napoleone.  Non avevano infatti combattuto i Cavalieri Teutoni gli odiati Slavi, pagano o ortodossi che fossero? Poi ci sarebbe stato Napoleone e dopo di lui gli Inglesi. Questi ultimi, alla difesa deli loro possedimenti in India e preoccupati della spinta della Russia verso i Dardanelli. Da qui la guerra di  Crimea. Sempre la Crimea, che ucraina non era già dai tempi dei mongoli nel XIII secolo.

       Dopo gli Inglesi ci fu Hitler e dopo di lui gli Americani della Guerra Fredda, cosa che provocò la poco illuminata elevazione della Turchia a bastione sud dell’alleanza atlantica. Ora, con Erdogan si vedono i risultati. Le ambizioni neo-ottomane di costui vanno dall’Egeo fino alla Siria, alla Libia e al Corno d’Africa. Il fatto che le ambizioni inquestione siano sostanzialmente velleitarie  non diminuisce il loro carattere destabilizzante, cosa che giustifica l’idea che un eventuale Stato curdo sarebbe la più sicura ricetta per una Turchia meno aggressiva.

     Ritornando all’ostilità anti-russa, neanche la dissoluzione dell’Unione sovietica e il tramonto del comunismo come base ideologica bastarono a diminuire l’ostilità. Tanto è vero che anzi la Nato si espanse sempre più.

     La continuità è insomma inequivocabile.

     Essa suggerisce che l’Ucraina è solo un ultimo corollario della suddetta atavica nevrosi, resuscitato da faccendieri di bassa lega come la famigerata Vittoria Nuland, travestito come lotta per la libertà dal già menzionato commediante Zelensky ma le cui recenti radici risalgono all’esistenza della Nato e poi dalla sua arrogante e irresponsabile espansione ad est.  Di fatto, l’Ucraina è un pretesto o era un pretesto per giustificare il ruolo della Nato e la legittimità dei vari pseudo politici istallati a Bruxelles.

     Una costante geopolitica, dunque, che adesso l’insediamento alla Casa Bianca di un imprenditore non carrierista politico e alieno dai fanatismi ideologici della classe dirigente americana, ha improvvisamente infranto. Un trauma per tutti coloro che vivevano all’ombra di comodo del lessico degli “alleati” del “mondo libero”, etc. incredibili fossili ideologici che la realtà rende ridicoli e falsi almeno nei riguardi della Russia e perché no? anche della Cina. Anche qui, altra nevrosi a metà strada fra la gelosia e l’invidia, come se occorra un’altra guerra dell’oppio per punire i cattivi Cinesi, rei di immettere nel mercato merci a poco prezzo. Da questo punto d vista, anche Trump soffre della nevrosi anti-cinese.

      Ovviamente, l’inversione di marcia russa di Donald Trump è invisa a molti, anche fra i Repubblicani, ma almeno fino a che durerà la sua presidenza e forse quella di Jay Vance, lo “Stato profondo” (Deep State) che da molti decenni governa gli Stati Uniti sarà ostacolato nella sua demonizzazione  a tutti i costi della Russia e nella conseguente politica di armamenti ad oltranza che arricchiscono le varie Raytheon, etc.

      Non è ben chiaro fin dove si spingeranno i bellicosi e velleitari propositi del nuovo piccolo Napoleone francese dalla ormai corta vita presidenziale assieme a quelli del suo omologo britannico, che difende la (inesistente) democrazia ucraina e mette in prigione i Britannici rei di dissenso verbale.

     Neanche il vociferato presunto deal minerario assicura soluzioni permanenti di pace. Fra l’altro, il deal in questione, proposto dallo stesso Zelensky,  ha tutta l’aria di una bolla di sapone, basata su non attestati immensi giacimenti di minerali rari, tuttavia smentiti da eminenti geologi, e che comunque assomiglia ad analoghi progetti afghani, naufragati prima di nascere. L’unico vero obiettivo di Zelensky è in realtà quello di attirare i soldati americani “a morire  in Ucraina”, come egli ha recentemente proclamato.

     Ora, qualsiasi persona onesta e con un minimo di buon senso capisce che la pace di cui tutti parlano e il ristabilimento di un clima di cooperazione sono impossibili fino a che rimarrà in piedi a Kiev il regime del millantatore psicopatico  Zelensky, un criminale che avrebbe potuto chiudere la crisi con la Russia già nel 2022, ma che si lasciò convincere dall’altro clown faccendiere Boris Johnson a continuare la guerra e a far morire gli Ucraini.

     Né una vera pace potrà essere ristabilita in Europa fino a che rimarrà in piedi l’equivoco della Nato, di per sé un organismo strutturalmente aggressivo e comunque più americano-canadese che prettamente europeo. Essa è in realtà il dissimulato residuo di un’era scomparsa (la guerra fredda) ed era un furbesco strumento dii vassallaggio europeo.

     Ancora meno gli Europei ritroveranno il senno necessario per tale pace fino a che la UE continuerà e funzionare nelle sue forme attuali, esercitando un sempre più manifesto e arrogante accentramento di funzioni e di dittatura ideologica (vedi la decennale masoschistica politica migratoria delle porte aperte, l’intimidazione e demonizzazione di qualsiasi corrente di opinione o direzione politica alternative. Le continue ingerenze nella politica interna dei vari Paesi attraverso imposizioni, ricatti finanziari e vere e proprie minacce (vedi Ungheria, Romania e Georgia) sono un esempio dell’arroganza e intolleranza in questione.  In altre parole, fino a che non andrà in pensione l’attuale  inutile e pericoloso stuolo di politici e funzionari falliti e di petulanti burocrati lontani dalla realtà, continueranno ad esistere delle Ucraine virtuali, pronte a diventare motivo di pretestuose e mistificanti rivendicazioni.

     Ma soprattutto, fino a che continuerà ad agire l’ancestrale livore nei confronti della Russia, questa russofobia nevrotica e paranoica, l’Europa non vivrà in pace.

8 marzo 2025

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