
di Marco Ilapi
Con una pessima legge elettorale, il famigerato Rosatellum, il destra-centro si è impossessato, quasi manu militari, del governo del Belpaese. Le responsabilità ricadono tutte sul parlamento che l’ha fortemente volute.
Pensiamoci un po’. In un collegio della Lombardia, a Sesto San Giovanni, la coalizione meloniana ha presentato come candidate l’ex moglie dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno (ex Msi), nonchè figlia di Pino Rauti, Fiamma Tricolore (lo chiamavano il “Gramsci nero”. Ma Pino Rauti non è stato solo un intellettuale, ma un uomo d’azione che ha incarnato in modo paradigmatico l’anima più eversiva del neofascismo italiano. Da vecchio gli piaceva dire che il fascismo non era più ripetibile “ma un giacimento di memoria a cui si poteva ancora attingere”. Il partito democratico gli ha opposto Emanuele Fiano, un autorevole esponente e stimata personalità esponente della comunità ebraica.
Con una legge diversa, non maggioritaria ma proporzionale avrebbe stravinto Fiano, invece ha vinto la romana Isabella Rauti che, assai probabilmente non è molto conosciuta né a Sesto San Giovanni, né in Lombardia come personaggio politico conosciuto, apprezzato e credibile dal e sul territorio in quanto catapultato dai cieli romani, mentre Fiano è nato e cresciuto in terra lombarda.
Con il maggioritario è stat eletta la Rauti! La Lobardia piange e tutti (o quasi) fan finta di nulla. Di parlamntari eletti (si fa per dire, di fatto sono nominati dalle segreterie dei partiti senza che il corpo elettorale sia stato consultato per la scelta).
La faccenda è piuttosto seria. Questa sciagurata legge elettorale va modificata quanto prima, per evitare ultriori guai al Belpaese.
Stando così le cose, la gente non va più a votare. Perché è ritenuto non un preciso dovere dei cittadini ma un fastidio. Tanto le decisioni si prendono a Roma. Le istanze invocate dal basso, dal popolo non vengono tenute in alcuna considerazione.
Il risultato?
La disaffezione si sta diffondendo sempre più ed a recarsi ai seggi sono le sole persone che si lasciano affascinare dagli strilli della Meloni e Donzelli.
Il vero, l’unico partito che ha il massimo consenso, alle ultime e penultime elezioni è quello del non voto, di chi ritiene che non ha più senso votare.
Una soluzione, anzi diverse soluzioni possono essere proposte.
1)L’obbligo del voto con conseguente sanzione per chi viola questo diritto-dovere, com’era tempo addietro, quando era previsto che chi non adempiva questo dovere civico, subiva una sanzione
Il voto è ritenuto un dovere etico e morale, ma dal vero punto di vista giuridico l’obbligo e le eventuali conseguenze giuridiche per gli inadempienti sono cessate a seguito dell’abrogazione del dpr n.361 del 30 marzo 1957, nel 1993:
«art. 4: L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi senza venir meno ad un suo preciso dovere verso il Paese […].
L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco […]. L’elenco di coloro che si astengono dal voto (…) senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale. Per il periodo di cinque anni la menzione ‘non ha votato’ è iscritta nei certificati di buona condotta»
2) Consentire di poter votare, con tutte le garanzie del caso, via computer e, in alternativa, per le tante persone non in possesso di un pc, via posta, come avviene negli Stati Uniti, in Germania, Svizzera, Australia, Corea del Sud e Gran Bretagna.
3) Ripristinare il sistema di voto propozionale con qualche correttivo (tipo Mattarellum) con candidati espressione del territorio, conosciuti ed apprezzati da coloro i quali devono indicare da chi farsi rappresentare in Parlamento
4) Introdurre il meccanismo della sfiducia. Ove il senatore o il deputato non assolve il suo compito di buon rappreaentante del collegio elettorale che lo ha espresso, ebbene, si sperimenti la possibilità di mandarlo a casa, di sfiduciarlo. Ad esmpio in Sicilia c’è stato il capo esemplare e clamoroso dell’ex compagna di Silvio Berlusconi, presentata (si fa sempre per dire) nel collegio elettorale di Marsala (Trapani)