di Clara Manca
Con Le Nuove Indicazioni 2025 Scuola dell’Infanzia e Primo ciclo di istruzione. Materiali per un dibattito pubblico, al loro apparire l’11 Marzo scorso, hanno suscitato una ridda di commenti, dibattiti, prese di posizione indignate, sui media e all’interno delle associazioni: dalla proposta di “restituire al mittente”, alla critica feroce di parti del testo, fino alla richiesta di modifiche, integrazioni, miglioramenti. Le associazioni disciplinari (storia, lingue, matematica, scienze e altre) o legate al mondo educativo (psico-pedagogisti) hanno avanzato consistenti e radicali pronunciamenti, riscontrando nel testo l’assenza di consapevolezza per la realtà della scuola…
Infatti, il documento appare “calato dall’alto”, senza che le forze della scuola siano state coinvolte. non sono stati presi in considerazione i pareri delle associazioni e sono state ampiamente ignorate le linee psicopedagogiche e disciplinari più diffuse e avvalorate dalla ricerca scientifica.
Perché tale bufera?
Intanto alcuni numeri. Le Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012 erano costituite da 35.000 parole, 215.000 caratteri spazi esclusi. Le Nuove Indicazioni 2025 sono costituite da 68.000 parole (423.000 caratteri spazi esclusi). Quasi il doppio. Laddove la richiesta iniziale era stata di essenzializzare…
Da una prima lettura del testo si evince un netto cambio di paradigma rispetto alle Indicazioni del 2012: abbandono della complessità, ottica occidentalistica e nazionalista, mancanza del pensiero critico, determinismo didattico, che sembra ledere il principio di libertà di insegnamento e delle autonomie scolastiche, con un ritorno alla scuola del programma. I riferimenti all’attivismo e al costruttivismo contenuti nelle parti generali sono contraddetti di fatto dall’impostazione trasmissiva, espressa già nelle premesse e declinata pedantemente nelle parti disciplinari; ciò dimostra come tutta l’operazione di revisione delle indicazioni in vigore sia puramente ideologica. Mancano gli studenti, come persone, come soggetti che apprendono: ignorando le indicazioni delle neuroscienze, l’apprendimento non viene inteso come processo. E’ anche assente l’educazione alla relazione, come l’attenzione dovuta agli studenti con background migratorio.
Si potrebbe continuare…. Sembrano sintetizzare bene la questione le parole del documento prodotto dal Forum per l’educazione e la scuola del Piemonte (che riunisce una ventina di associazioni):
“Per la nostra storia e per l’impegno pedagogico-culturale, laico e democratico che ci contraddistingue riteniamo impossibile riconoscerci in questi “materiali per il dibattito pubblico”.
25 aprile 2025