di Antonello Catani
Secondo una stima del Think Thank (gruppo di esperti) belga Bruegel, il costo dell’adesione ucraina alla UE potrebbe aggirarsi intorno ai 136 miliardi di euro, senza tuttavia contare almeno 450 miliardi per la sua ricostruzione. L’ingresso, continua il rapporto, avrebbe tutta una serie di effetti allargati. Per esempio: diminuzione di erogazioni ad altri membri poveri della UE, riduzione del PNL EU, probabile emigrazione di milioni di ucraini in cerca di lavoro verso altri Stati Europei.
A parte queste poco incoraggianti previsioni finanziarie, il rapporto riconosce che la fase di partenza dell’Ucraina “è molto, molto debole”, data la gestione pubblica di scarso livello, gli alti livelli di corruzione e il dominio degli oligarchi. Inoltre, sempre secondo il rapporto, il protrarsi della legge marziale ha alterato l’equilibrio del potere fra le istituzioni e non è chiaro quando essa terminerà e che effetto ciò avrà in futuro. In altre parole, “L’elemento cruciale è cosa succederà con lo Stato di diritto e con la democrazia in Ucraina.”
Partorito a Bruxelles e quindi vicino al cuore della UE, il rapporto è significativo e tradisce candidamente i dubbi e i rischi collegati all’inserimento dell’Ucraina nella UE. La sensazione è comunque che li tradisca per difetto e che le conseguenze per l’Europa possono essere rovinose. Fra l’altro, il rapporto omette di menzionare giganteschi aiuti militari e di sostegno già sopportati dalla UE e dai Paesi della Nato, che si aggirano nelle centinaia di miliardi di euro.
Da qualsiasi parte si osservi lo scenario, insomma, una voragine di cui non si vede il fondo e soprattutto di cui non si vedono i risultati, a parte l’inconfutabile equazione “più armi = più morti.” In quanto alle previsioni sulla sconfitta della corruzione, il ripristino dello Stato di diritto e della democrazia, solo un ingenuo o un fanfarone o uno in malafede può asserire che l’ingresso trasformerà automaticamente e miracolosamente l’Ucraina.
La realtà è verosimilmente meno idilliaca: la voragine sarà senza fondo e destinata ad aumentare, allo stesso modo del debito pubblico italiano, anch’esso frutto di disinvolte ed irresponsabili politiche economiche travestite da impegni sociali (la pseudo industrializzazione del sud, l’abnorme apparato amministrativo, le sovvenzioni assistenziali anche alle imprese e ai giornali, etc). Anche supposto che a suo tempo l’Ucraina entri nella UE, a parte la suddetta voragine finanziaria, un altro non meno negativo effetto non mancherà di ripercuotersi nel resto della UE: un flusso di massa di migranti alla ricerca di lavoro. Considerando il livello di disoccupazione attuale e il già esistente flusso senza fine di immigranti in Europa, non ci vuole molta fantasia per immaginare gli effetti di ulteriori immigrazioni ucraine.
E’ tipico dei dilettanti o degli irresponsabili il vezzo di adottare misure dalle conseguenze catastrofiche. Un esempio calzante è la spartizione della Siria subito dopo la I Guerra mondiale. Gli attuali pasticci e caos nella regione sono in buona parte dovuti alla leggerezza e supposta astuzia con cui alcuni impiegati dei vari Ministeri degli Esteri tracciarono a tavolino dei confini senza né capo né coda. La frenesia o meglio l’isteria pro-ucraina è ormai una malattia europea, assieme all’irresponsabile politica in tema di immigrazione.
Quello che stupisce è l’apatia dell’opinione pubblica, che solo qua e là o in certi Paesi percepisce i pericoli della situazione, il crescente rischio di un coinvolgimento militare europeo. Non meno stupefacente è l’asinina ostinazione con cui molti presunti responsabili europei continuano a coltivare e difendere vere e proprie allucinazioni, e falsità quali “la vittoria finale dell’Ucraina” e il bieco disegno di Putin di “conquistare l’Europa”. Solo degli imbecilli possono mettere in circolazione simili assurdità. Sta di fatto che alcuni dei suddetti pseudo-responsabili, come Josip Borrell, possono anche impudentemente minacciare di rifiuto (dal progetto di adesione) nazioni come la Georgia, il cui unico peccato (ovvero virtù) è quello di pretendere trasparenza negli interventi finanziari da organizzazioni straniere. Se si pensa che quest’ultimo è anche fautore dell’invio di istruttori militari europei in Ucraina, bisogna ammettere che Jens Stoltenberg ha trovato un impareggiabile cugino e alleato di irresponsabilità. Un altro personaggio inutile e pericoloso.
In mezzo a tanta desolazione politica, a tanta imperterrita stupidità, consola sentire un inglese come Nigel Farage, che, per quanto acerrimo propugnatore del Brexit, ha in questi giorni affermato che “in fondo è stata l’Europa a provocare la guerra in Ucraina”. Si merita un premio.
In conclusione, grazie a dei burocrati irresponsabili e poco saggi, l’ingresso dell’Ucraina nella UE ha tutti i crismi per essere la fossa dell’Europa.
Antonello Catani, 24 aprile 2025