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L’Ungheria di Viktor Orban

Articolo realizzato con Ai

La funambolica carriera politica di Viktor Orban in Ungheria.

L’Ungheria è guidata da un ventennio da Viktor Orban, vuole la repressione delle ONG e il boicotaggio delle università, ha spostato progressivamente Fidesz verso il nazionalismo conservatore e si allontana dal liberalismo originario.

Punta sulla famiglia, la Chiesa, il patriottismo e l’identità ungherese.


Il ritorno all’opposizione e la radicalizzazione (2002-2010)

  • Dopo la sconfitta elettorale del 2002, Orbán adotta uno stile sempre più populista e polarizzante, accusando i governi di sinistra di tradire la patria e gli interessi del popolo.
  • Struttura Fidesz come un partito leaderistico e molto centralizzato.

L’era del potere assoluto (2010-oggi)

  • 2010: Orbán torna al potere con una maggioranza dei due terzi in Parlamento, che gli consente di riscrivere la Costituzione e riformare le istituzioni a suo favore.
  • Si autodefinisce fautore di una “democrazia illiberale”, basata su ordine, tradizione, famiglia e identità etnica.
  • Rafforza il controllo sui media, sulla magistratura, sulle università e sulle ONG.

Relazioni internazionali ambigue

  • Orbán gioca su due tavoli: membro dell’UE e della NATO, ma vicino a Putin, Xi Jinping e altri leader autoritari.
  • Critica spesso Bruxelles e promuove una visione euroscettica, ma continua a incassare fondi europei.

📈 Popolarità interna
La carriera politica di Viktor Orbán è davvero una delle più trasformiste e sorprendenti nella storia recente dell’Europa. Da giovane leader liberale e filo-occidentale a primo ministro sovranista e promotore della “democrazia illiberale”, Orbán ha compiuto un percorso che rispecchia le profonde trasformazioni sociali e politiche del suo Paese e dell’Europa dell’Est dopo la caduta del Muro di Berlino.


📌 Gli esordi: il liberalismo rivoluzionario (1988-1998)

  • 1988: Orbán è tra i fondatori del Fidesz (Fiatal Demokraták Szövetsége – Alleanza dei Giovani Democratici), partito giovanile anticomunista e liberale.
  • 1989: Diventa famoso per un discorso acceso e coraggioso durante la cerimonia per il ritorno delle spoglie di Imre Nagy, primo ministro della rivoluzione ungherese del 1956, in cui chiede apertamente il ritiro delle truppe sovietiche.
  • 1990: Eletto per la prima volta al Parlamento nel contesto delle prime elezioni libere ungheresi. Fidesz è allora un partito liberale di centrodestra.

La svolta nazional-conservatrice (1998-2002)

1998: A soli 35 anni, Orbán diventa primo ministro dell’Ungheria, a capo di una coalizione di centrodestra.

  • Le organizzazioni civiche critiche verso il governo hanno subito pressioni legali e fiscali.
  • La Central European University (fondata da George Soros) è stata costretta a lasciare il Paese.
  • Leggi discriminatorie contro i migranti, le minoranze e la comunità LGBTQ+ sono diventate strumenti di propaganda interna.
  1. Retorica nazionalista e anti-UE
  • Orbán usa spesso una retorica anti-Bruxelles, pur ricevendo fondi europei.
  • Promuove valori “tradizionali” e anti-globalisti, rafforzando l’idea di un’Ungheria sovrana e distinta dall’Occidente liberal-progressista.

Reazioni dell’Europa?

  • L’UE ha avviato procedure ai sensi dell’Articolo 7 del Trattato di Lisbona, che potrebbe privare l’Ungheria del diritto di voto in sede europea.
  • Tuttavia, mancano le condizioni politiche (cioè l’unanimità) per procedere fino in fondo.
  • Budapest ha anche visto la sospensione o il congelamento di alcuni fondi europei per violazioni dello stato di diritto.

Conclusione

Viktor Orbán ha costruito un sistema che mantiene la forma della democrazia (elezioni, pluralismo apparente), ma svuota la sostanza dei suoi principi fondamentali: libertà di stampa, indipendenza della magistratura, alternanza reale.
È un modello che altri leader, in Europa e nel mondo, osservano con attenzione. Vuoi che passiamo ora ad analizzare Erdogan, Putin, Trump o Xi Jinping?
L’Ungheria di Viktor Orbán è uno dei casi più emblematici di “democratura” in Europa. Orbán ha trasformato profondamente il sistema politico del suo Paese, spostandolo da una democrazia liberale a un modello che lui stesso ha definito: “democrazia illiberale”.

Il modello Orbán: come funziona?

  1. Controllo dei media
  • La stragrande maggioranza dei media ungheresi è sotto il controllo diretto o indiretto del governo.
  • Nel 2018, è nata la KESMA, una fondazione filo-governativa che gestisce centinaia di testate giornalistiche e televisive, tutte allineate con la narrativa di Fidesz (il partito di Orbán).
  1. Modifica della Costituzione
  • Dal 2010, Orbán ha riscritto la Costituzione e approvato oltre 10 emendamenti, molti dei quali rafforzano il potere del governo e limitano quello degli organi indipendenti.
  • La riforma ha ridotto il potere della Corte costituzionale, aumentato il controllo sulla magistratura e limitato i poteri delle autorità locali.
  1. Sistema elettorale su misura
  • Ha ridisegnato la legge elettorale a favore di Fidesz, assicurandosi un vantaggio significativo anche con una maggioranza relativa dei voti.
  • Il sistema a turno unico e le circoscrizioni ridisegnate favoriscono enormemente il partito al governo.
  • Nonostante le critiche internazionali, Orbán mantiene un forte consenso interno, soprattutto nelle aree rurali e tra chi teme globalizzazione, immigrazione e perdita di identità.
    Ha vinto le elezioni del 2010, 2014, 2018 e 2022, spesso con ampi margini.

    In sintesi
    Viktor Orbán ha plasmato l’Ungheria a sua immagine e somiglianza, costruendo un sistema autoritario sotto le spoglie della democrazia. La sua carriera è un esempio di trasformismo ideologico ma anche di grande abilità politica, capace di anticipare e cavalcare i timori dell’elettorato.
    23 aprile 2025

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