di Agostino Roncallo
Erich Paul Remark, nato a Osnabruck nel 1898 da una famiglia cattolica, a diciotto anni fu spinto ad arruolarsi volontario e partì per il fronte, dove fu ferito più volte nel corso della prima guerra mondiale. Poi dopo la guerra svolse molti lavori, diventando bibliotecario, uomo d’affari, insegnante e giornalista, infine nel 1927 pubblicò la sua opera più famosa, Im Westen nichts Neues (trad. it. Niente di nuovo sul fronte occidentale), con il nome Erich Maria Remarque, che era stato il nome della famiglia fino a suo nonno.
Ho letto questo libro per la prima volta da ragazzo e già allora ero rimasto impressionato nel constata- re quali riflessi interiori, la guerra, potesse generare nell’animo umano. Di recente, l’ho poi riletto e, come spesso accade, la nuova lettura mi ha trasmesso altre emozioni, non del tutto diverse, ma sicuramente nuove rispetto alla prima. In particolare a colpirmi sono state le riflessioni sulla vita distribuite lungo l’intero romanzo, quasi fossero delle parentesi che si aprono di volta in volta a margine degli avvenimenti bellici per rivelar- ne, secondo un procedimento a specchio, il senso più drammatico e interiore.
Ognuna di tali parentesi aveva una sua, profonda, liricità, al punto da sembrare essere stata scritta proprio per essere estrapolata e rielaborata. Gli spunti così raccolti hanno permesso di dare vita a una serie di brevi racconti lirici liberamente tratti dai libri di Remarque, integrati nei contenuti e stilisticamente rivisitati.
È nato così questo testo, diviso in quattro sezioni, rispettivamente Nelle retrovie, Al fronte, Ritorno a casa, Epilogo. Ai testi ispirati a Im Westen nichts Neues si aggiungono alcune rielaborazioni liberamente tratte dai racconti pubblicati da Remarque sulla rivista americana “Collier’s Weekly” tra il 1930 e il 1931.
29 marzo 2025