di Antonello Catani
Nel 1938, in una trasmissione radiofonica, un precoce 23enne (Orson Welles) sparse il panico in America, annunciando la presunta invasione dei Marziani.
A distanza di anni, viene annunciata in Europa un’analoga invasione, questa volta non dei Marziani ma delle supposte orde russe capitanate dal malvagio Vladimir Putin.
In entrambi i casi, si trattava e si tratta di pura fantasia, con la sostanziale differenza che Orson Welles era un individuo geniale e il suo era solo un ghiribizzo radiofonico, mentre gli attuali propalatori della minaccia di invasione russa dell’Europa sono dei cretini nonchèrimestatori di falsità. Il cretinismo in questione sarebbe più un argomento da clinica psichiatrica che da osservatorio politico., se non fosse che qui non si tratta di un’innocente serie radiofonica.
L’arroganza, l’irresponsabilità e la malafede del suddetto terrorismo psicologico sono comunque tante e tali da chiedersi come certi personaggi abbiano potuto appropriarsi di posizioni di potere senza che nessuno li abbia smascherati e sloggiati. Ciò rimanda a sua volta alla fragile maturità e scarso discernimento di larghe fasce del cosiddetto “elettorato”, sempre più manipolato e intossicato da striscianti mistificazioni o meglio detto da vere e proprie fandonie, amplificate da compiacenti e prezzolati social media, in genere con tanto di accompagnamento musicale. Fra le tante malefatte dei siti di informazione on-line questa’ultimaè certamente una delle più oscene.
L’attuale frenesia del riarmo a tutti i costi che sta ossessionando ultimamente la maggior parte dei (pseudo)politici europei (con verosimile gaudio deli produttori di armamenti) non ha confini di sesso ma, come accade nei pollai, ha delle comparse sia maschili che femminili, ovvero galli e galline.
I galli, fra cui primeggiano i sempre più patetici e penosi Keir Starmer e Emmanuel Macron, sembra abbiano fatto dell’Ucraina il perno della loro missione politica, un’impresa su cui scommettere e impegnare l’orgoglio della nazione e in realtà la loro ostinazione e inettitudine. Considerando che le economie in particolare dei rispettivi Paesi dei due personaggi citati sono in pessimo stato, tanto affanno e i continui esborsi di denaro ed armi all’invadente pagliaccio in maglietta verde Zelensky avrebbero dovuto suscitare un furore popolare. Ahimè, la sonnolenza prevale.
In ogni caso, il Primo Ministro inglese può facilmente aspirare al guinness della più stupefacente isteria. A parte i suoi continui monologhi circa “il pericolo russo” e gli abbracci con Zelenski, lo si vede ormai anche impegnato a confabulare con militari e a visitare sommergibili. atomici Il tutto ricorda il suo conterraneo Winston Churchill, anche lui guerrafondaio a spada tratta – dai Boeri in su – nonché affondatore dell’Impero britannico e fondatore della successiva dipendenza britannica dagli Stati Uniti. C’è da scommettere che Keir Starmer lo sta imitando, solo che Trump non è Roosevelt. Che poi un ex ammiraglio britannico avverta solennemente che un solo sottomarino atomico britannico “può incenerire 40 città russe”, è un altro esilarante esempio di come l’élite al potere britannica viva in un suo mondo fantastico e anni luce lontano dalla realtà.
Ora, a parte i faraonici progetti da 800 miliardi per il suddetto riarmo, proposti dalla sempre più innominabile Presidente della Commissione Europea, l’ultima trovata è un sussidio da 150 miliardi per le società produttrici di armamenti, europee o in qualche modo collegate alla UE. Il massimo della perversione e nuovamente del cretinismo sarebbe che anche la Turchia, dotata di una robusta industria bellica, ricevesse una fetta dei suddetti sussidi. Se ciò avvenisse, il risultato sarebbe che, per combattere il “dittatore Putin”, i cittadini europei finirebbero per finanziare le industrie di Erdogan, che era in ottimi rapporti con Hamas, si mangia pezzi di Siria, cerca di espandersi verso la Libia, arresta il suo concorrente politico (il sindaco di Istambul, Ekrem Imamoglou), governa la Turchia da sultano e ha addirittura ammonito i Russi a restituire la Crimea all’Ucraina. Evidentemente, si stava dimenticando di Cipro. Anche gli asini prenderebbero quindi le distanze da Recep Erdogan e caso mai coglierebbero l’opportunità per cercare di indebolire uno dei poli destabilizzanti del Mediterraneo. Al contrario, visto il crescente disimpegno europeo degli Stati Uniti, UE e NATO stiano guardando con occhio sempre più favorevole un maggior supporto armato della Turchia a difesa dell’Europa! Una furbizia da deficienti.
Come noto, la suddetta frenesia armigera europea è stata provocata dall’inatteso riavvicinamento russo- americano patrocinato da Donald Trump, non più disposto a spendere come un tempo per “la difesa” dell’Europa, oggi indispettita e scandalizzata per il supposto tradimento, salvo alcuni ammirevoli difensori del buon senso come Fico e Orban.. Ovviamente, questa idea della difesa e protezione è una logora deriva delle oleografie del “mondo libero” con cui le Amministrazioni americane hanno indottrinato l’Europa almeno a partire dalla fine della II Guerra mondiale in poi, mentre di fatto organizzavano colpi di Stato in mezzo mondo (Ucraina compresa). L’elefantesco budget americano per la difesa e le 800 basi militari sparse nel mondo sono il pugno di ferro del suddetto guanto di velluto retorico.
La frenesia in atto non conosce confini di sesso e vanta quindi anche protagoniste femminili. Purtroppo, neanche queste ultime salvano la situazione e fanno anzi scarso onore al loro sesso. Come già osservato in precedenza, la Presidente della Commissione Europea continua infatti imperterrita a promuovere demenziali proposte di aiuti in favore dell’Ucraina e di colossali riarmamenti. Quando e come gli Europei riusciranno a mandare in pensione questa ridicola e pericolosa figura sarà sempre tardi. Impossibile poi non menzionare un’altra “Improbabile”: la supposta “Responsabil esteri della” UE, alias Kaja Kallas, che soffia nel fuoco di siffatte allucinazioni. Costei è certamente uno degli esempi più clamorosi dello strabismo e della dabbenaggine di Bruxelles, che affida un ruolo così delicato a una donna la cui stessa nazionalità estone e notorio astio anti-russo sono tutto il contrario dell’equilibrio e moderazione richiesti in un Ministro degli esteri.
Mentre la frenesia del riarmo presuppone inevitabilmente un catastrofico indebitamento sine die alle spalle degli Europei, essa promuove un ulteriore allargamento della fossa economica oltre che politica in cui è precipitata l’Europa grazie all’abbaglio ucraino. Un abbaglio disastroso, dove anche le scimmie si accorgerebbero della trappola mortale. Al contrario, ancora oggi, dopo che sempre le scimmie conoscono la vera natura e le vere ragioni del conflitto, paradossalmente, solo il Segretario di Stato americano ha avuto il pudore di riconoscere che si tratta di una guerra per procura fra Stati Uniti e Russia. In aggiunta, lo stesso Donald Trump ammette che l’espansione della NATO non fu una buona idea.
Insomma, mentre Washington, motore originario del disastro ucraino, ammette il suo ruolo e le sue responsabilità e cerca una fine della guerra, la maggior parte degli Europei nega l’evidenza, perpetua la demonizzazione della Russia e continua a fornire armi e denaro al regime ucraino e a un burattino in maglietta, in un conflitto che l’Ucraina non potrà mai vincere. Da notare come in questi giorni la stessa Angela Merkel, che non è russa o filo-russa, ha duramente criticato il livore europeo nei confronti di Vladimir Putin. Ed è una tedesca…Il suo teorico successore Mertz non è evidentemente dotato dello stesso buon senso e, oltre ad annunciare mastodontici programmi di riarmo, continua a buttare miliardi in Ucraina. Scholtz ha perso le elezioni, ma nulla è cambiato.
In questo clima di surreali agitazioni e bellicosi propositi e nonostante gli accordi di una tregua parziale di 30 giorni, in realtà, le azioni di guerra sono diventate ancora più violente e spasmodiche, colpendo anche i settori dell’energia che le due parti si erano impegnate ad escludere dagli attacchi. Alle provocazioni ucraine seguono le ritorsioni russe sempre più violente, anche se limitate ad obiettivi strategici e militari. Il fatto che come sempre il regime ucraino sia responsabile delle provocazioni ma getti la colpa sull’avversario fa parte di una strategia ormai consolidata. Stravolgente e mistificante, ma tutti ci credono.
E qui vale la pena di menzionare un fatto che a quanto pare la narrativa ufficiale disinvoltamente trascura. Per quanto violente le operazioni militari e ritorsioni russe, i loro obiettivi sono sempre stati militari, solo incidentalmente civili e molto spesso una reazione alle manovre ucraine (vedi Kursk e adesso nuovamente Belgorod). L’autocontrollo e prudenza di Putin in merito sono stati sottolineati a varie riprese da un nugolo di osservatori militari, guarda caso, americani. Probabilmente, questi ultimi fanno i confronti col passato comportamento dei loro eserciti o di quelli britannici in situazioni analoghe.
Pochi ricordano infatti che due mesi prima della fine della II Guerra mondiale, quando ormai la Germania era vinta, Dresda fu incenerita dai bombardamenti a tappeto di 1500 aerei americani e inglesi. L’obiettivo: affrettare la capitolazione dell’avversario. Ma Dresda era popolata soprattutto da civili. Nello stesso periodo, ben prima delle bombe atomiche sganciate su Nagasaki e Hiroshima, Tokyo e molte altre città giapponesi furono sistematicamente devastate dai bombardamenti a tappeto americani. Bombe incendiarie. Non drones. I militari si trovavano altrove, nelle isole del Pacifico o altrove, ma non nelle città. Risultato: almeno 700.000 morti, prevalentemente civili. Si potrebbero aggiungere simili comportamenti in Vietnam, Corea , lraq, ma il concetto è ormai chiaro.
Insomma, la Russia si è (per il momento) astenuta dall’imitare gli antenati di Donald Trump e di Keir Starmer e i loro moderni successori (vedi i bombardamenti della Libia sotto Sarkozi o della Serbia). Bersagliata da sanzioni senza fine, vituperata anche nei suoi musicisti e artisti, depredata dei suoi denari e con i missili NATO quasi alle porte di Mosca, i Russi, Putin, hanno dimostrato una straordinaria pazienza e un senso della misura che mancano invece ai faccendieri della UE e al loro cugino oltre Manica.
E’ un peccato che quasi nessuno lo apprezzi. 25 marzo 2025