di Patrizia Lazzarin

Cento anni fa, nella primavera del 1925, si apriva a Parigi, con grande clamore l’Exposition des arts décoratifs et industriels modernes, da cui deriva la celeberrima formula “Arts Déco”.
Per celebrare questo anniversario e con l’intento di stimolare una riflessione critica sulla cultura e sull’arte in Europa e nell’Italia degli anni Venti, nasce la mostra “Art Déco.Il trionfo della modernità”, visibile a Palazzo Reale, a Milano fino al 29 giugno e curata da Valerio Terraroli.
Cosa inseguiva l’Art Déco?
Nell’Art Déco la decorazione ricercava la bellezza unendo invenzione, lusso ed eleganza. Veniva raggiunta grazie ad una consolidata sapienza esecutiva e ad una ricercata preziosità dei materiali, come agate, onici, giade, pietre dure, marmi, essenze lignee pregiate, pergamena, avorio, madreperla e, talvolta, camuffando i meno nobili. Si riconosceva il pregio dell’oggetto in sé come singolo pezzo d’artista o come prodotto specifico dell’artigianato elitario, pur riconoscendo la necessità di allargare il mercato interno e di far crescere la produzione industriale.
Dove ricercare le origini dello stile?
Con il chiudersi degli anni Dieci i punti di riferimento di questo nuovo linguaggio internazionale, che viene definendosi con declinazioni diverse in Europa, non si identificano più nelle forme ricavate da una natura rigogliosa e accogliente, le cadenze asimmetriche, il moto fluido e avvolgente della linea continua e lo scattante “colpo di frusta” che avevano innervato l’Art Nouveau, ma si rivolgono verso altri orizzonti tornando a confrontarsi con la storia, ma assumendo tuttavia non un atteggiamento revivalistico, bensì un approccio ironico, consapevolmente moderno e insieme leggero e sensuale. È così che nelle creazioni decorative degli anni Venti, caratterizzate da un modulo linguistico gracile, secco, lineare, estremamente raffinato e ambiguamente seducente, è possibile di volta in volta riconoscere evocazioni, se non vere e proprie citazioni, dal passato.

I movimenti sincopati, la ricercata ritmicità, i tagli geometrici delle figure e delle forme sono figli della grammatica futurista e cubista, ma combinati alla bidimensionalità e alla grafica essenzialità dei bassorilievi egizi e dei fregi assiri e babilonesi. Ai puntuali richiami alle civiltà antiche affacciate sul mar Mediterraneo si affianca, prevalentemente nella cultura architettonica e decorativa statunitense all’esordio degli anni Trenta, la scoperta delle civiltà mesoamericane, in particolare dei Maya, di cui si riprendono sia i glifi, sia le strutture piramidali sormontate da attici decorati, il cui schema viene utilizzato per alcune tipologie di grattacieli.
Non da meno, l’Oriente occupa una porzione importante nell’immaginario collettivo degli anni Venti, dalla Cina imperiale ai templi di Angkor Wat, in Cambogia, e all’Indocina.
“La mostra rappresenta un momento di straordinario approfondimento culturale, in cui si intrecciano arte, società e storia. Attraverso un percorso espositivo ricco e articolato, viene restituita al pubblico non solo la magnificenza estetica di un’epoca che ha saputo ridefinire il concetto stesso di modernità, ma anche il suo valore simbolico, quale sintesi perfetta tra tradizione artigianale e innovazione tecnologica – ha dichiarato, nella conferenza stampa, l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi”.

Il progetto, promosso dal Comune di Milano-Cultura e prodotto da Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, vede come istituzione partner Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della manifattura di Doccia ed è reso possibile anche grazie alla collaborazione con Iris Ceramica Group, main sponsor della mostra e BPER Banca Private Cesare Ponti, sponsor della mostra.
A Palazzo Reale la mostra presenta al pubblico circa 250 opere: dai vetri alle porcellane alle maioliche ai centro tavola, dalle opere d’arte stricto sensu come dipinti, sculture, oggetti d’arredo, tessuti fino ad abiti haute couture, accessori, alta oreficeria, ma anche vetrate e mosaici che rimandano agli ambienti lussuosi di hotel, stazioni e mezzi di trasporto di lusso, come aerei e transatlantici.
Anche l’allestimento, arricchito da frame cinematografici, riproduzioni di manifesti e riviste, fotografie storiche e installazioni multimediali curate da Storyville – restituisce il clima e le atmosfere di un’epoca irripetibile e affascinante, quella dell’Europa degli anni Venti del Novecento: un mondo sospeso tra due guerre, ricco di novità creative e culto del lusso.

Dal 1920 al 1930 la società europea vive in un limbo effimero, in una parentesi di gioia travolgente, dove le avanguardie artistiche si intrecciano con forme di splendore e di glamour sempre più ricche. Le città di Parigi, Londra, Milano, Monaco, Vienna, Praga e Berlino diventano il palcoscenico di un’eleganza cinica e scintillante, dove ogni angolo riflette un’atmosfera unica, sospesa tra il desiderio di rinnovamento e il tentativo di superare i ricordi degli orrori della Prima Guerra Mondiale.
Il gusto déco connota particolari ambienti non solo di uso privato, ma caratterizza lo stile di ambienti ad uso collettivo, come le stazioni ferroviarie, i teatri, le sale cinematografiche e moltissimi palazzi pubblici.
Un formulario stilistico dai tratti chiaramente riconoscibili, che ha influenzato a livelli diversi anche la cartellonistica pubblicitaria, la scultura e la pittura dalle funzioni prettamente decorative, la moda, la produzione automobilistica e il cinema.
L’epoca degli anni Venti e dei primi anni Trenta è però anche l’epoca dell’energia pura: un brivido di progresso che si concretizza nelle prime autostrade italiane, nei treni veloci, nei grattacieli e nelle architetture futuristiche che segnano un cambiamento radicale nel panorama urbano. È questo il momento delle prime trasmissioni radiofoniche, delle navi transatlantiche, dei dirigibili, degli aerei che riducono le distanze e della nascita di Hollywood, che darà vita a un nuovo immaginario collettivo.

Il mondo vive un periodo di rapido progresso tecnologico che trasforma la società. I grandi cartelloni pubblicitari, protagonisti nelle città, si intrecciano con la nascita dei grandi magazzini, come La Rinascente a Milano, che offrono merci di ogni tipo in spazi eleganti e illuminati.
Parallelamente, l’elettrificazione e l’industrializzazione rivoluzionano la vita quotidiana con la diffusione di tram, radio e fabbriche dotate di catene di montaggio.
Dieci anni di ‘sogno’ tutto europeo, nel quale si innestano creazioni italiane, cui la mostra sceglie di dedicare particolare attenzione, così come attenzione e incondizionata stima ebbero– nell’Esposizione Internazionale di Parigi del 1925 dedicata all’Art Déco – i progetti presentati dagli artisti italiani. Nelle sale si susseguono le davvero eccezionali invenzioni per la Richard-Ginori di Gio Ponti, ma anche le opere ideate da Tomaso Buzzi, Paolo Venini, Galileo Chini, dell’artista del vetro Vittorio Zecchin, del maestro ebanista Ettore Zaccari, dell’orafo Alfredo Ravasco e molti altri protagonisti della scena italiana che espongono con successo nelle Biennali Internazionali di arti decorative moderne nella villa Reale di Monza negli anni 1923,1925, 1927 e 1930, che danno vita nel 1933 alla Triennale di Milano. Una generazione di artisti, artigiani, architetti e designer che ha sa
Galileo Chinincito indiscutibilmente la nascita del design italiano.

Un focus in mostra è dedicato anche al mondo della moda – uno degli elementi specifici del gusto déco e delle nuove tendenze dello stile. A Venezia, la prima sfilata di moda all’Excelsior segna l’inizio di una nuova era per l’haute couture, mentre i riflettori iniziano a brillare sui grandi nomi della moda e delle arti visive.
La donna degli anni Venti ha una silhouette tendente all’asciutto, al magro, dai caratteri androgini, scattante, nervosa: liberata dai corsetti può condurre una vita dinamica e praticare sport. Una metamorfosi costante e vistosa che i couturier scrivevano sul corpo delle donne in nome di libertà, eleganza ed emancipazione.
25 marzo 2025