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Editoriali

I bla bla bla del governo di destra sul premierato.

Con l’abuso della decretazione d’urgenza questo esecutivo non si è portato molto avanti? Questa situazione ormai dura da diversi anni ed ha coinvolto tutti i governi. Il tema del premierato forte sollevato da Giorgia Meloni e dal suo governo è sicuramente un argomento di grande discussion ma è già nei fatti. O no? L’idea di un premierato più potente si inserisce in un contesto politico che, negli ultimi anni, ha visto una crescente centralizzazione del potere nelle mani del presidente del Consiglio, e l’uso massiccio dei decreti legge ha sicuramente contribuito a questo trend.

Abuso dei decreti legge

Uno degli aspetti più critici è proprio l’abuso dei decreti legge da parte dei vari governi, compreso quello attuale. Il decreto legge è uno strumento previsto dalla Costituzione, che consente al governo di agire rapidamente su questioni urgenti senza passare per l’intero iter parlamentare. Tuttavia, negli ultimi anni, questo strumento è stato utilizzato sempre più frequentemente, anche per questioni che non rispondono a una “urgenza” immediata, ma più per necessità politiche o per velocizzare decisioni politiche senza il passaggio parlamentare.

Il governo Meloni, come quello di Draghi prima di lei, ha fatto ampio uso di decreti legge, in parte per gestire situazioni straordinarie, come la pandemia e la crisi energetica, ma anche per legiferare su temi che potrebbero essere discussi più ampiamente in parlamento. L’uso di questo strumento ha contribuito a centralizzare il potere nelle mani del governo, e in particolare del premier, limitando il ruolo del Parlamento e le discussioni politiche all’interno delle camere.

Il premierato forte nei fatti

Quello che spesso viene definito come un “premierato forte” è una realtà già consolidata da anni, soprattutto con l’abuso dei decreti legge e l’enfasi sulla governabilità. In pratica, anche se il sistema italiano è parlamentare e non presidenziale, la crescente centralizzazione del potere nelle mani del presidente del Consiglio ha dato vita a un “premierato” che può, in alcuni casi, sembrare più simile a un sistema presidenziale, soprattutto in situazioni straordinarie o di emergenza.

L’idea di Giorgia Meloni di rafforzare ulteriormente il ruolo del premier rientra in una visione che sembra voler consolidare ancora di più il controllo della figura del presidente del Consiglio, rendendo più stabile e incisiva la sua leadership. In questo contesto, il suo “premierato forte” sembra non voler fare altro che formalizzare qualcosa che, nei fatti, è già accaduto negli ultimi anni, sia sotto i governi di Renzi, Gentiloni, Conte che Draghi, dove il premier ha acquisito una centralità politica ben oltre il ruolo puramente esecutivo previsto dalla Costituzione.

Il rischio di un rafforzamento eccessivo

Un rafforzamento del ruolo del premier, tuttavia, comporta anche dei rischi. Se il potere esecutivo è troppo concentrato nelle mani di una sola persona, rischia di limitare i contrappesi democratici, indebolendo il ruolo del Parlamento e della separazione dei poteri. Questo è uno dei timori di chi critica la spinta verso un “premierato forte” in Italia: la difficoltà di garantire una vera democrazia rappresentativa, dove tutte le forze politiche possano partecipare e influire sulle decisioni.

La situazione attuale

Oggi, quindi, non si tratta solo di una proposta politica che riguarda la forma del governo, ma di una realtà consolidata da tempo. Il premierato forte è già un fatto, anche senza una riforma costituzionale formale. Il governo Meloni sta semplicemente cercando di legittimarlo politicamente, come parte della sua agenda politica. Se tale centralizzazione è giustificata dalla necessità di affrontare emergenze o di semplificare il processo decisionale, resta da vedere se non rischierà di minare la sostenibilità democratica a lungo termine.

Conclusione

Sì, in effetti il premierato forte è già nei fatti, anche senza riforme strutturali. Il crescente uso dei decreti legge e la centralizzazione del potere nelle mani del premier sono aspetti che vanno verso la realizzazione di questa visione. La domanda è se questo modello, già in atto, possa funzionare in modo equilibrato, senza compromettere i principi di democrazia e pluralismo che dovrebbero contraddistinguere il nostro sistema politico.

22 marzo 2025

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