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Il calcio è profondamente cambiato. Si gioca troppo   

Il calcio sta attraversando una crisi di identità, soprattutto per via dei cambiamenti radicali che ha subito negli ultimi decenni. Il gioco è diventato sempre più frenetico, commerciale e, forse, troppo focalizzato su un calendario esageratamente carico. Molti, troppi gli infortuni. Poco tempo per gli allenamenti. Il calcio è in crisi. Vediamo alcuni degli aspetti più rilevanti che contribuiscono a questa “crisi” del calcio moderno.

1. Il calendario congestionato

Il numero di competizioni è aumentato enormemente, con campionati nazionali, coppe nazionali, competizioni internazionali (Champions League, Europa League) e tornei intercontinentali che si sovrappongono. Oltre a questo, le qualificazioni per i tornei internazionali e le partite amichevoli fanno sì che i calciatori si trovino a giocare troppo spesso durante l’anno, senza un tempo adeguato per recuperare fisicamente e mentalmente.

Il risultato di questa congestione è che spesso i giocatori non hanno il tempo di allenarsi correttamente o di recuperare dai traumi fisici. Molti hanno parlato di “overload” fisico, che può portare a infortuni muscolari, danni a lungo termine e una visibile perdita di qualità nel gioco. La sostenibilità del gioco a livello fisico è messa a dura prova.

2. Infortuni e qualità del gioco

Gli infortuni sono diventati sempre più frequenti, anche a causa dell’eccessivo carico di lavoro. Negli ultimi anni, abbiamo visto un crescente numero di giocatori costretti a stare fuori per mesi a causa di lesioni muscolari, distorsioni e problematiche alle articolazioni. I calciatori sono spesso costretti a giocare in condizioni non ideali, con il rischio di peggiorare situazioni già delicate.

Inoltre, il gioco stesso ne risente: partite troppo ravvicinate, senza il giusto tempo per il recupero, abbassano la qualità complessiva del gioco. La velocità e l’intensità sono altissime, ma spesso la tecnica ne esce penalizzata. Le squadre, in particolare quelle più forti, a volte non hanno la possibilità di preparare adeguatamente le partite, rischiando di giocare partite di bassa qualità a causa della stanchezza fisica e psicologica.

3. La mercificazione del calcio

Il calcio è diventato sempre più un business globale, con enormi flussi di denaro legati a diritti televisivi, sponsorizzazioni e trasferimenti di giocatori. Questo ha spinto i club a cercare di massimizzare i profitti, spesso a discapito della salute fisica e mentale dei giocatori.

I calciatori sono ormai considerati come prodotti commerciali, e in alcuni casi la loro gestione è più orientata al guadagno economico che al loro benessere. I calciatori vengono spesso sfruttati per soddisfare le richieste dei tifosi, della televisione e degli sponsor, con il rischio che la qualità del gioco scenda e che il rapporto con il pubblico venga alterato.

4. La perdita di identità calcistica

Il calcio moderno ha visto un aumento della globalizzazione dei club e delle leghe, con investitori stranieri che prendono il controllo di club tradizionali, modificando la cultura calcistica locale. Le squadre si sono trasformate in entità globali, dove spesso i tifosi si sentono più connessi ai grandi nomi dei giocatori piuttosto che alla storia o alla tradizione del club. Gli stessi giocatori oggi sono mercenari, che si spostano tra i club senza legami profondi con le tifoserie.

Inoltre, il calcio sta diventando sempre più uno sport per pochi: i big club dominano, e il divario tra i club ricchi e quelli poveri aumenta. Questo ha portato a un paradosso: meno competizione e più omogeneità tra le squadre di vertice, mentre le piccole squadre faticano a stare al passo con i grandi investimenti.

5. L’evoluzione della figura dell’allenatore

L’allenatore moderno è sempre più una figura che si trova a dover gestire un organico di giocatori professionisti in condizioni psicologiche e fisiche delicate, piuttosto che essere un maestro di gioco. Il suo lavoro è spesso orientato più alla gestione dei calendari e alla recupero fisico dei giocatori piuttosto che allo sviluppo tecnico o alla strategia di gioco.

Alcuni allenatori, pur brillando per le loro capacità tattiche, si trovano a fronteggiare una pressione enorme derivante dal risultato immediato, dai contratti con i club e dalle aspettative dei tifosi. Questo riduce la possibilità di progettare a lungo termine e favorisce la logica del risultato a breve termine.

Che fare?

Per risolvere questa crisi di identità, il calcio dovrebbe:

1. Rivedere il calendario: È necessario ridurre il numero di competizioni o almeno diluirle in modo che i calciatori possano avere un tempo adeguato per recuperare fisicamente e mentalmente. La riduzione dei match nelle competizioni interne e internazionali è fondamentale per evitare il sovraccarico di impegni.

2. Investire nel benessere dei giocatori: Bisogna ridare centralità al benessere fisico e psicologico dei calciatori, investendo in recupero fisico, programmi di prevenzione degli infortuni e nella gestione delle squadre per evitare di esporre i giocatori a stress eccessivi.

3. Reintrodurre un po’ di romanticismo: Il calcio potrebbe beneficiarne tornando a concentrarsi maggiormente sulle tradizioni dei club, sull’identità delle squadre e sui legami con i tifosi, anziché puntare solo sulla ricerca di profitti. Riscoprire la magia delle piccole squadre e dei calciatori locali potrebbe restituire al calcio il suo fascino originario.

4. Bilanciare commercio e sportività: Bisognerebbe cercare di ritrovare un equilibrio tra l’aspetto commerciale del calcio e il suo lato più genuino e sportivo, in modo che il gioco non diventi solo una macchina da soldi, ma mantenga il suo valore come sport per tutti.

5. Proteggere la salute mentale dei calciatori: Il supporto psicologico per i calciatori è fondamentale. Un calciatore sotto pressione costante rischia di compromettere la sua carriera, e non solo a livello fisico. Investire nella gestione dello stress e nel supporto psicologico è essenziale.

In sintesi, il calcio ha bisogno di una riforma profonda, che metta al centro il benessere degli atleti e il ritorno a valori che vadano oltre il semplice guadagno economico. Solo così potrà recuperare la sua identità e tornare a essere il gioco che tutti amano.

19 marzo 2025

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