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Arte e Cultura

Coesistenza

di Alberto Secchi

Non so cosa mi stia accadendo; un presentimento sta minando la mia stabilità mentale e non posso permettermi di chiedere aiuto: la gente, questa volta, non esiterebbe prima di apostrofarmi nuovamente “pazzo”. Già in passato è successo, è bastata una crisi di nervi per far correre la fantasia ed etichettarmi “dissennato”; oggi non accadrà, ma non nascondo che qualcosa mi sta logorando l’animo. La mia non è incapacità di scrivere, è terrore di trovarmi innanzi all’ignoto: l’ignoto che scaturisce dalla mia fantasia o da chissà quale anfratto del mio inconscio.

Anche ora che scrivo ho paura, e la paura nasce quando mi trovo innanzi alla pagina bianca e le mie dita iniziano a saltellare, ritmicamente e indipendenti, sulla tastiera del mio pc. Quasi come se non appartenessero più  al mio corpo, e come in un’improvvisazione di jazz, eruttano giù frasi, periodi e racconti che la mia immaginazione mai sarebbe in grado di partorire. Ci sono personaggi, in questi racconti, che non riesco a governare e si ribellano ad ogni mio tentativo di domarli o fargli compiere azioni che loro sarebbero obbligati ad eseguire.

Lo so è impossibile, forse sto veramente impazzendo, ma non posso vivere con questo incubo e con il terrore di non poter più scrivere; è la mia passione e devo reagire a tutti i costi!

Dunque proviamo: c’è una cittadina sarda di nome Corvecchia, il cielo è plumbeo, una leggera pioggerella inamida il ciottolato sopra il quale cammini, che risuona schietto sotto i tuoi passi pacati; ti guardi attorno e fissi una cabina telefonica – ecco che risuccede, perché stai fissando quella cabina? Nel mio racconto non volevo scrivere della cabina, ma tu hai fatto di testa tua e hai cambiato la tua sorte di personaggio inventato da me… non è possibile, sto impazzendo! Perché ti avvicini a quella cabina? Che devi fare senza il mio consenso? Alzi la cornetta e fai un numero – è assurdo, non so neanche chi stai chiamando; non mi è permesso di sentire la conversazione e rimango fuori nella pioggia finché non termini i cavoli tuoi!

Finisci la chiamata ed esci dalla cabina. Per un istante mi sembra di cogliere il tuo sguardo fisso su di me, ma è solo suggestione, tu non puoi vedermi, sei una mia creazione e il mondo che ti circonda l’ho costruito io intorno a te; ma un vago e nebuloso presagio mi attanaglia la mente.

Ecco, non capisco, sono confuso, ti sto creando io ma ad intervalli ho la netta sensazione che io sia solo uno spettatore e non abbia nessuna influenza sulla tua storia! Certo, potrei adesso interrompermi, spegnere questo computer e tornare alla realtà sicuramente più rassicurante, ma c’è qualcosa che mi tiene inchiodato a questa storia, non ho la possibilità, o meglio il potere, di fermare tutta questa folle ed insensata pazzia. Non c’è dubbio, ho perso il contatto con me stesso e non riesco più ad uscire dal labirinto della mia fantasia; non sono neanche più sicuro che si tratti di fantasia; a questo punto tutto è possibile.

Interrompi i miei pensieri perché adesso ti stai dirigendo per una strada che io non conosco; volevo che rientrassi a casa ma è chiaro che non è tua intenzione seguire le mie indicazioni. Sbuffi ed esclami che non ti va di rientrare a casa quasi come se avessi avvertito il mio turbamento o la mia intenzione di intervenire sulla tua scelta. Imbocchi una stradina in terra e t’inerpichi per un sentierino che porta in montagna.

Non capisco, sta piovigginando, sei senza ombrello e sei fradicio e, nonostante ciò, avanzi beato e leggero contemplando tutto ciò che ti circonda come se vedessi il mondo per la prima volta. Ti senti libero, come mai prima d’ora ti sei sentito. Ed in un certo senso lo sei veramente perché io non sto più interferendo con le tue intenzioni: mi sto lasciando andare e, senza sapere dove andrò a finire, sto liberando fluidamente tutto ciò che prima d’ora cercavo, invece, di controllare e arginare. Solo adesso mi rendo conto che la scrittura, questo mezzo d’espressione, non mi appartiene e brama una vita propria. D’improvviso mi sento sollevato, felice e libero di non possedere qualcosa che a sua volta mi avrebbe posseduto. Sono pieno d’amore per ciò che mi circonda e per me stesso, e sembra che anche tu stia provando la mia stessa emozione perché vedo che ti fermi in uno spiazzo verde che si affaccia su un panorama meraviglioso di natura incontaminata. E’ qui che tiri fuori dal tuo zaino un album da disegno e, dopo tanto tempo che non dipingevi, ti lasci andare… quasi in estasi e senza il tuo controllo, permetti che i colori si distribuiscano apertamente su tutto il foglio.

Ti vedo ora, ma la mia prospettiva non è più al di sopra di te, ci guardiamo in faccia, uno davanti all’altro, entrambi in contemplazione. Poi un certo sconcerto s’impossessa di me quando realizzo che sono quel quadro che stai dipingendo: il colore mi circonda e fa parte di me, le setole del tuo pennello mi scorrono sopra e per qualche attimo mi sento soffocare. Sono io una tua creazione adesso, sono nelle tue mani. Per un momento un senso d’impotenza e paura mi paralizza.

Anche tu ti fermi pensieroso domandandoti come mai l’ispirazione si è improvvisamente dissolta. Il movimento di colore si è assopito come per volontà propria ribellandosi al suo autore.

Guardi nuovamente il paesaggio, poi rivolgi lo sguardo su di me: sul colore e nel tuo viso scorgo chiaramente un’espressione rassicurante che mi trasmette la libertà di esprimere me stesso su quel foglio senza che tu coordini o diriga, obbligatoriamente, i miei colori secondo la tua volontà e senza la pretesa di possesso. E’ a questo punto che mi lascio andare su quell’album, avvolgendomi in colori amalgamati in miriadi di sfumature. Sono color cielo, natura e spirito e mai mi sono sentito così raggiante di paradisiaco benessere, e vorrei non finisse mai questo volteggiare e sciabordare di danze multicromatiche.

So di dipendere da te pittore, ma allo stesso tempo conservo la mia individualità, così come tu dipendi da me per esistere, ma sei libero di essere te stesso. Ci creiamo a vicenda: io quadro in continua realizzazione e senza firma, tu storia senza fine né autore.

Dipingi il mio pensiero!

Scrivi il mio colore!

14 marzo 2025

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