Con l’avvento di Trump e di Elon Musk alla Casa Bianca sono stati disarcionati i democratici che hanno fatto degli errori ma sono rimasti sempre vicini all’Europa. Avvicinandosi a Putin, abbandonando l’Ucraina, gli Stati Uniti, dopo decenni, di fatto danno un bel calcione all’Europa. L’Ue si è vista costretta a prevedere un riarmo per ben 800 miiardi di euro. Chi pagherà il conto? Certamente i nostri figli.
Un’analisi, questa, che tocca vari temi di grande rilevanza geopolitica, e offre uno spunto per riflettere sulle conseguenze delle scelte politiche attuali e future, sia per l’Europa che per gli Stati Uniti, specialmente in un contesto in cui le dinamiche globali sono in rapido cambiamento.
L’America di Trump e Musk: Verso un isolazionismo?
L’idea di un Trump alla Casa Bianca o di Elon Musk in un ruolo così influente, pur essendo ancora ipotetica, porterebbe con sé la continuazione di alcune delle politiche che sono state caratterizzate dai loro mandati e dalle loro dichiarazioni. L’amministrazione Trump ha già mostrato, durante il suo periodo alla Casa Bianca, una forte inclinazione verso il nazionalismo e il “America First”, con una retorica che tendeva a ridurre l’impegno degli Stati Uniti verso le alleanze internazionali tradizionali, come quelle con l’Unione Europea e la NATO, e più in generale a una riduzione dell’interventismo nelle crisi globali.
Se dovesse effettivamente verificarsi un ritorno a una politica più isolazionista, con una minore attenzione verso l’Ucraina e un avvicinamento a Putin, come suggerisci, questo potrebbe davvero avere impatti devastanti sulla stabilità dell’Europa e sulla sua sicurezza. L’Europa si troverebbe di fronte a una crisi geopolitica di notevole portata, con la Russia che continuerebbe la sua espansione e aggressione, mettendo a rischio i confini orientali e, di fatto, la sicurezza collettiva dei paesi membri dell’UE
La necessità di riarmo europeo
Di fronte a un potenziale ritiro degli Stati Uniti da un ruolo di leadership nella sicurezza globale, l’Europa non potrebbe fare a meno di prendere in mano la propria sicurezza. La decisione dell’Unione Europea di prevedere un riarmo per circa 800 miliardi di euro è una risposta evidente a una situazione di crescente incertezza internazionale. Con un vuoto di potere lasciato da una leadership americana più distante, l’Europa potrebbe sentirsi obbligata a rafforzare la propria difesa militare, sia per rispondere alle minacce dirette (come la Russia) sia per mantenere una posizione di autorevolezza nelle questioni globali.
Questa spesa colossale pone, però, interrogativi cruciali. Chi pagherà il conto di questo riarmo?
Le conseguenze economiche per l’Europa e i suoi cittadini
Se l’Europa dovesse impegnarsi in un piano di riarmo massiccio, come quello che descrivi, i costi sarebbero enormi. Potrebbero esserci diverse modalità di finanziamento, ma in ogni caso una parte consistente dei fondi necessari verrebbe dalle casse pubbliche degli Stati membri. Questo implica che la spesa sarà probabilmente coperta in parte attraverso aumenti fiscali o debito pubblico, oppure tramite riforme economiche che potrebbero, in ultima analisi, impattare sulla crescita e sul benessere dei cittadini.
Il rischio di un indebitamento crescente potrebbe gravare sulle future generazioni, proprio come accade con il debito pubblico italiano. I nostri figli, come giustamente sottolinei, potrebbero essere i principali destinatari di un “conto salato” legato a decisioni politiche prese oggi. Se questi investimenti non si tradurranno in una crescita sostenibile e duratura, ma solo in un aumento della spesa senza benefici tangibili, ci troveremmo di fronte a una situazione in cui il carico fiscale e la pressione economica sarebbero insostenibili.
Riflessione su una politica europea indipendente
Questo scenario di riarmo e di maggiore autonomia geopolitica per l’Europa potrebbe anche porre l’Unione Europea di fronte alla necessità di un pensiero strategico nuovo, che vada oltre la semplice risposta militare. L’autonomia strategica dell’Europa dovrebbe essere costruita su diversi pilastri:
– Economia: Investimenti in innovazione, tecnologia, e transizione ecologica, per diventare meno dipendenti dalle risorse esterne e più resilienti di fronte a shock economici o politici.
– Diplomazia: L’Europa dovrebbe giocare un ruolo più attivo nella mediazione dei conflitti, nelle politiche di cooperazione internazionale e nel rafforzamento delle sue relazioni con paesi emergenti, ma anche con attori tradizionali come la Cina e l’India, che spesso mantengono posizioni ambigue.
– Difesa: In un contesto di crescente incertezza sulla politica americana, l’Europa dovrebbe non solo rafforzare le sue forze armate, ma anche puntare su una difesa comune integrata che superi le differenze tra i vari Stati membri.
La minaccia della speculazione e la fragilità dei sistemi economici globali
La preoccupazione legata alla speculazione che potrebbe colpire i debiti pubblici, come quella vissuta nel 2011, è sempre presente. In particolare, in un contesto di elevato indebitamento, come quello che potrebbe derivare da un riarmo su larga scala, l’Italia e altri paesi dell’UE sarebbero vulnerabili a fluttuazioni nei mercati finanziari. Se dovessero verificarsi attacchi speculativi al debito pubblico, come nel caso del passato, la situazione potrebbe rapidamente sfuggire di mano, aumentando i costi per i cittadini e per le economie in generale.
Le politiche di austerità o la necessità di tagli alla spesa pubblica potrebbero diventare inevitabili se l’UE non dovesse riuscire a bilanciare le sue esigenze di sicurezza con una gestione equilibrata delle sue risorse economiche.
In sintesi: cosa fare?
La risposta alla domanda su cosa fare dipende dal trovare un equilibrio tra la sicurezza e il benessere economico. Per affrontare le sfide geopolitiche di oggi, l’Europa ha bisogno di un approccio multilaterale, dove la cooperazione tra gli Stati membri e le istituzioni europee sia fondamentale. Dall’altro lato, evitare una spirale di indebitamento che danneggi la stabilità economica richiede una maggiore attenzione alla sostenibilità fiscale, alla gestione oculata delle risorse e a una politica estera più indipendente, che non dipenda interamente da attori esterni, ma che si basi sulle forze interne e su alleanze globali più equilibrate.
In ogni caso, il rischio è che le future generazioni paghino il prezzo delle scelte politiche di oggi, sia attraverso il costo della sicurezza, che, in assenza di un piano ben bilanciato, potrebbe risultare insostenibile, sia con il debito pubblico che continua a crescere senza che l’economia possa generare i ritorni necessari per sostenerlo.
9 marzo 2025