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Editoriali

L’Unione europea dimostra tutti i suoi limiti.

di Marco Ilapi

Della serie errare è umano, ma perseverare è sicuramente diabolico! Con il ciclone Trump, con gli attacchi di Putin, con il silenzio colpevole della Cina di Xi e dell’India di Modi, le guerre in Ucraina, in Medioriente e i sommovimenti in Africa stanno dando orgine a drammi con centinaia di migliaia di morti che potevano essere risparmiati con politiche di inclusione e non di eslusione. E il ruolo dell’Onu viene, ormai da anni, messo in discussione.

Molti sono i temi cruciali e complessi che evidenziano le difficoltà e le contraddizioni del contesto geopolitico globale attuale. L’Unione Europea, l’Onu, le politiche internazionali di inclusione e le varie crisi che coinvolgono paesi come la Russia, la Cina, l’India e gli Stati Uniti sono temi che richiedono una riflessione profonda.

L’Unione Europea e i suoi limiti

L’Unione Europea, pur essendo una delle principali entità economiche e politiche del mondo, è spesso criticata per la sua capacità di risposta alle crisi internazionali. La sua struttura, composta da 27 stati membri con interessi diversi e a volte contrastanti, rende difficile un’azione coerente e rapida. Ad esempio, sulla questione delle sanzioni alla Russia, l’UE ha faticato a mantenere una posizione unitaria, e i diversi approcci alle crisi migratorie o alla gestione delle risorse energetiche sono esempi evidenti delle sue divisioni interne.

La gestione della pandemia, le difficoltà economiche legate al debito dei singoli paesi e l’atteggiamento di fronte alla crescente influenza di attori globali come la Cina e la Russia mettono in luce una certa fragilità della politica estera europea. Nonostante gli sforzi di rafforzare la difesa comune e la politica estera unificata, l’UE rimane dipendente dalle alleanze con potenze come gli Stati Uniti e deve affrontare sfide interne per mantenere la coesione.

Il ciclone Trump e la politica americana

L’amministrazione Trump ha rappresentato un radicale cambiamento nell’approccio degli Stati Uniti alla politica internazionale, spingendo un’agenda di “America First” che ha minato molte alleanze tradizionali e ha alimentato divisioni globali. La sua retorica protezionista, la politica estera isolazionista e le sue azioni nei confronti dell’ONU, della NATO e di altri organismi internazionali hanno spinto molti paesi a riconsiderare le loro alleanze e strategie. La guerra commerciale con la Cina, il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi internazionali (come l’accordo sul clima di Parigi e l’accordo nucleare con l’Iran), e la politica verso il Medio Oriente (con il ritiro da alcuni scenari conflittuali) hanno fatto emergere incertezze riguardo al ruolo degli Stati Uniti sulla scena mondiale.

Anche con l’arrivo di Biden, che ha cercato di ripristinare le alleanze e l’approccio multilaterale, le cicatrici lasciate dalla presidenza Trump sono difficili da guarire, e le politiche degli Stati Uniti continuano ad avere un impatto significativo sulla stabilità internazionale.

Putin e l’invasione dell’Ucraina

La guerra in Ucraina, scatenata dall’invasione russa nel 2022, ha rivelato i limiti dell’approccio diplomatico globale. L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno imposto dure sanzioni contro la Russia, ma la crisi non ha ancora trovato una soluzione pacifica e le perdite umane continuano ad aumentare. La Russia di Putin, che continua a sfidare l’ordine internazionale, ha creato una frattura profonda tra l’Occidente e l’Est, con il rischio che l’Europa si trovi coinvolta in un conflitto prolungato e devastante.

L’UE si è trovata di fronte a sfide enormi nella gestione di questa crisi, tra la necessità di sostenere militarmente l’Ucraina, proteggere la propria sicurezza energetica e mantenere l’unità interna, ma le politiche europee, sebbene ferme, hanno fatic…

La Cina, con Xi Jinping, ha adottato un approccio più assertivo, non solo in politica interna, ma anche nella geopolitica internazionale, spesso rimanendo in silenzio o prendendo posizioni ambigue su conflitti chiave come quello in Ucraina. La sua crescente influenza in Africa, Asia e altre regioni ha portato ad un rinnovato isolamento dell’Occidente, con la Cina che ha fatto leva sulla sua economia per evitare di essere coinvolta direttamente nei conflitti internazionali.

L’India di Modi, pur avendo un ruolo crescente come potenza regionale, ha cercato di mantenere una politica di non allineamento, cercando di bilanciare le sue relazioni sia con l’Occidente che con la Russia e la Cina. Tuttavia, questa posizione ha portato a difficoltà nella condanna di azioni come l’invasione dell’Ucraina e nel trovare soluzioni condivise a livello globale.

Le guerre in Medio Oriente e in Africa

Il Medio Oriente continua ad essere un epicentro di conflitti, con guerre in Siria, Yemen, e Libia, e una persistente instabilità che ha avuto un impatto diretto sulle migrazioni e sulla sicurezza internazionale. Nonostante gli sforzi dell’ONU e delle potenze internazionali, la regione rimane lacerata da interessi contrastanti tra potenze locali e attori globali.

In Africa, le guerre civili, i colpi di stato e le crescenti tensioni tra potenze regionali e globali hanno creato una crisi umanitaria e politica che minaccia la stabilità globale. Le potenze occidentali, incluse le Nazioni Unite, spesso non riescono a fermare le violenze o a trovare soluzioni durature.

Il ruolo dell’ONU e la sua crisi

L’ONU è stato fondato per mantenere la pace e risolvere le crisi internazionali, ma spesso è stato criticato per la sua inefficacia in molti conflitti. La struttura del Consiglio di Sicurezza, con i suoi membri permanenti dotati di diritto di veto, ha paralizzato molte azioni decisive, come nel caso della guerra in Siria e della crisi ucraina. Il veto di Russia e Cina ha reso impossibile una risposta unitaria e risolutiva, dimostrando i limiti dell’ONU nell’affrontare i conflitti moderni.

Inoltre, la burocrazia e la mancanza di una leadership forte hanno contribuito a indebolire l’efficacia dell’ONU. Mentre l’agenzia continua a fornire aiuti umanitari e supporto in situazioni di crisi, la sua capacità di prevenire o risolvere conflitti armati è messa seriamente in discussione.

Politiche di inclusione vs. esclusione

Come hai giustamente osservato, il mondo sta vivendo un periodo di crescente esclusione: tra politiche protezionistiche, conflitti regionali e sanzioni, la cooperazione internazionale sembra sempre più difficile. Le politiche di inclusione, basate sul dialogo, sulla diplomazia e sul multilateralismo, sono spesso ignorate o ritenute inefficienti. In molte situazioni, la mancanza di cooperazione tra i principali attori mondiali contribuisce ad alimentare tensioni e conflitti, con gravi ripercussioni per la popolazione civile.

Quello che emerge è un quadro globale frammentato, dove le istituzioni internazionali (come l’UE e l’ONU) e i grandi attori politici globali (come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina e l’India) faticano a lavorare insieme per affrontare le sfide comuni. Le guerre e le crisi umanitarie sono sintomi di un mondo sempre più diviso, dove la politica di inclusione e il dialogo sembrano spesso sacrificati a interessi nazionali e potenze emergenti. Il rischio è che, senza un vero sforzo di cooperazione globale, la sofferenza umana e i conflitti continueranno a proliferare, mettendo a rischio la pace e la stabilità a livello mondiale.

6 marzo 2025

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