di Patrizia Lazzarin

Cosa fa apparire la crepa sul vetro, la ispessisse fino a dilatarsi in una ragnatela di piccole rotture che impediscono di immaginare, di percepire ancora almeno una volta, quella bellezza che ci ha reso tanto felici? La foto che compare sulla copertina del romanzo I titoli di coda di una vita insieme, scritto da Diego De Silva ed edito da Einaudi, ci riporta l’allegrezza e i sorrisi spontanei, gioiosi di un uomo, meglio ragazzo, e la sua ragazza, mentre complici sono seduti in un bar parigino. Sul tavolino, fra le colazioni una copia del giornale Le Monde e un paio di occhiali da sole.
Si respirano nell’aria le promesse di una vita insieme che sembra possibile e senza confini. Quella foto la incontreremo più tardi nel romanzo, diventerà occasione per riandare al passato, ma sarà anche lacrima di dolore che restituisce la consapevolezza della fine di una passione.
Fosco, il protagonista maschile, è uno scrittore di successo e “l’interprete” femminile Alice, sua moglie, è un medico che svolge molto seriamente il suo lavoro, con un occhio di riguardo per i pazienti che si traduce in calda umanità. Hanno un figlio Cristiano.
Nel primo capitolo Fosco annuncia: Alice e io ci vogliamo bene. Per questo ci stiamo lasciando. Lo so, è un paradosso, ma è così che finiscono i matrimoni. Nella narrazione i due interpreti, ed è cosi che possiamo pensarli, perché il racconto si presta a diventare scenografia di un dramma, si alternano prendendo la voce nei capitoli del romanzo, raccogliendo parole per spiegare e ricordi che gli danno spessore e li fanno sentire vicini e vulnerabili, come spesso noi essere umani capiamo di esserlo, vicini ad un evento che potrebbe cambiare il corso del nostro destino.
La delicatezza di Fosco che ha il “difetto”, come dice, di essere troppo tollerante si scontra a volte con la caparbietà e la durezza di Alice che ha deciso di raccogliere i cocci della loro storia d’amore non per riaggiustarli, ma per metterli da parte con in calce la parola fine. E mentre Fosco annaspa fra le cause di questa fine di cui non trova il filo della matassa, si svelano anche gli inizi di una storia d’amore che ha promesso gioia. Possiamo capire noi di cosa si nutre l’amore, come vive, come muore?
Lo scrittore Diego De Silva che ricordiamo è stato vincitore nel 2001 con Così fanno certi bambini, del premio Selezione Campiello, poi diventato film, vincitore dell’Oscar Europeo e di due Donatello, ha scelto di inserire come premessa al suo romanzo, sotto il titolo, le parole di Elsa Morante: La frase d’amore, l’unica è, “Hai mangiato”? C’è da chiedersi di quale nutrimento vogliamo parlare? Perché anche l’Amore per vivere oggi e, nel tempo, ha bisogno di essere alimentato.
Nello scrivere i titoli di coda di un romanzo che è stato il loro, Fosco e Alice capiscono che il linguaggio dei giuristi non contiene le parole adatte per raccontarlo. Fosco ci dice rivolgendosi al giudice, in una lettera: Non si offenda se parlo male della legge, ne ho rispetto, mi creda. Ma la legge, e soprattutto la giustizia, non c’entrano niente con l’amore. L’amore non è giusto e non sopporta le regole. Per questo ci rende felici.”
Un filo di nostalgia e di malinconia serpeggia nel libro e quasi vorremmo tifare perché quell’amore non finisca, tale è la sua energia che cogliamo fra le righe del racconto. Qui le parole diventano il tramite per svelare sentimenti. Esse restituiscono anche l’infanzia un po’ magica di Fosco che vediamo tornare a Cavaliere, un paese di montagna, con Alice per cercare di riaggiustare o forse semplicemente per tentare di scrivere quei titoli di coda che sono utili a tracciare, come in un film , gli elementi importanti che costruiscono una vicenda, una storia che alla fine può commuoverci.
1 marzo 2025