L’orologio del debito pubblico a Berlino gira al contrario: scende di 78 euro al secondo
È la prima volta in 22 anni che l’orologio del debito scende sullo «Schuldenuhr» installato nel 1995 dalla federazione tedesca dei contribuenti
(In Italia le cose non vanno propio così. Da noi il debito pubblico continua a salire di oltre 3 mila euro ogni secondo. Ossia 192 mila euro ogni minuto! Vedi in proposito il sito www.laprimapagina.net) (ndr)
Per la prima volta da tanti anni i tedeschi si sentono meno «colpevoli» per il proprio passato. No, le tragedie e le atrocità del Novecento non c’entrano. La questione è più semplicemente economica. Tutto è iniziato alla mezzanotte che ha segnato la partenza di questo 2018. A quell’ora, per la prima volta da quando ha iniziato a girare, l’orologio del debito pubblico teutonico ha cominciato ad andare indietro, secondo dopo secondo. In altre parole, l’importo che lo Stato tedesco deve a tutti gli altri, che siano fondi internazionali o piccoli risparmiatori, sta ora calando. Quanto? Settantotto euro in meno ogni secondo che passa. La Federazione dei contribuenti tedeschi lo ha battezzato – nel giugno del 1995 – «Schuldenuhr», l’orologio del debito. Ma è soprattutto un contatore che da oltre 22 anni segna il totale degli euro dovuti da uno degli Stati più ricchi del mondo. Se «uhr» sta per orologio, gli «schulden» sono i debiti, ma non solo. E’ un termine che viene utilizzato da Monaco a Berlino per indicare anche le colpe. Quasi a voler dire che i debiti non sono solo un capitolo puramente finanziario.
Che sia o no (anche) l’indicatore di una colpa, l’orologio del debito tedesco è passato dai +4.400 euro al secondo del 2009, l’apice della crisi economica e finanziaria internazionale, alla retromarcia degli ultimi giorni. Così il debito pro capite, salito dai 12.830 euro del 1995 fino a 23.827 euro, sta adesso scendendo, se i calcoli dello «Schuldenuhr» saranno confermati (dopotutto, già altre statistiche in passato hanno indicato un calo dell’esposizione). Quei 78 euro in meno ogni secondo del 2018 sono infatti il risultato dei bilanci previsionali pubblici in Germania, dallo Stato centrale ai singoli Laender locali. A suon di conti in pareggio o addirittura avanzi miliardari.
Ma non è tutto oro quel che luccica, anche nella patria del rigore finanziario e del turbo economico. «Tutti questi bei rapporti su surplus e conti in equilibrio hanno fatto credere ai cittadini che ogni cosa stia andando bene sul fronte del debito. Ma questo non è vero», ha commentato al «Financial Times» il presidente della Federazione dei contribuenti tedeschi, Reiner Holznagel. Che cosa c’è allora che non va, per esempio? «Non rispettiamo perfino i criteri del patto di Maastricht», ha aggiunto, riferendosi al rapporto tra esposizione e Prodotto interno lordo. Insomma, non ce la fa neanche il Paese che quei criteri li ha ispirati, perfino adesso che l’economia nazionale tira e lo Stato si finanzia a tassi negativi.
Per Holznagel — la cui Federazione punta il dito contro gli sprechi di denaro pubblico dal lontano 1949 — i tedeschi devono assicurarsi che non solo lo Stato centrale ma anche tutti i Laender locali stiano effettivamente tagliando il debito. Nel ricco Ovest così come nell’Est che fu comunista. Sono troppi, dice, 1.973 miliardi di debito. E pensare che in Italia, dove l’economia è più piccola, gli «schulden» valgono 300 miliardi in più.
Giovanni Stringa – Corriere della Sera – 6 gennaio 2018